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Arabia Saudita

Anche il petrolio ha il suo spread che va tenuto d’occhio

Da quando lo shale oil americano ha fatto irruzione sul mercato i prezzi di Brent e WTI si sono disallineati. Ora lo spread si sta stringendo: cosa potrebbe segnalare?

26 Giugno 2018 07:50

Non tutto il petrolio è uguale. Se si chiama Brent del Mare del Nord è una cosa, se si chiama WTI americano un’altra. Si è visto dopo la riunione dei produttori OPEC a Vienna e la decisione saudita di aumentare la produzione, una mossa che di solito fa scendere i prezzi. Infatti i prezzi del Brent sono scesi da poco sotto $76 a sfiorare $73: tutto normale, se aumenta la produzione i prezzi scendono. Ma non è stato così per il WTI, che sta per West Texas Intermediate, che invece in poche ore è schizzato da $64,5 al barile a oltre $69. Alla riapertura dei mercati lunedì 25 giugno i prezzi si sono un po’ assestati. Ma lo spread (non c’è solo quello del BTP) si è ristretto parecchio a poco più di $5, mentre un paio di settimane prima viaggiava a quota 10. Normalmente il Brent costa un po’ di più del WTI, e quando la correlazione si inverte per i trader del settore è il segnale che qualcosa di molto grosso si sta muovendo.

SPREAD SULLE MONTAGNE RUSSE


Per il movimento al rialzo del WTI si adducono ragioni stagionali, gli americani si preparano alle vacanze, quindi a consumare benzina, le raffinerie viaggiano al massimo e i prezzi salgono, anche se la produzione globale di petrolio aumenta. Lo stesso non vale per il Brent, che è il benchmark del resto del mondo escluso il continente americano. Ma ci sono spiegazioni meno legate alle vacanze in auto degli americani. Storicamente lo spread tra i prezzi dei due tipi di petrolio è stato sempre estremamente contenuto, intorno a 1 dollaro massimo 2. Poi dal 2010 in poi è cambiato tutto, e lo spread a iniziato ad allargarsi e a restringersi violentemente. Cosa è successo?

[caption id="attachment_127399" align="alignnone" width="918"]L'andamento dello spread tra Brent e WTI dal 2014 a oggi (Fonte: Ycharts.com) L'andamento dello spread tra Brent e WTI dal 2014 a oggi (Fonte: Ycharts.com)[/caption]

SEGNALE DI CALO DEI PREZZI?


È successo che sul mercato è esplosa l’offerta dello shale oil nord-americano, reso disponibile dalle nuove tecniche di estrazione, come il fracking. La marea di greggio estratto in USA ha inondato il mercato approfittando di un livello alto dei prezzi che rendevano convenienti anche estrazioni abbastanza costose. Ma quando i sauditi hanno iniziato a pompare a manetta per mandare i produttori americani fuori mercato, i prezzi sono crollati e lo spread è tornato alla normalità ‘storica’ nella primavera del 2016. Poi i prezzi sono ripartiti, complice una domanda globale alimentata dalla ripresa delle economie, e lo spread è tornato ad allargarsi, fino ad arrivare ai massimi di periodo a inizio giugno. Poi come abbiamo visto si è ristretto di nuovo. È il segnale di un ripiegamento in vista del prezzo del petrolio, sia chiami Brent o WTI?

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Troppo presto per dirlo, non basta un movimento tecnico di qualche giorno. Ma una cosa è sicura. Per l’importanza che il prezzo del petrolio ha sulle economie mondiali, e per la sua correlazione con il dollaro americano, lo spread Brent-WTI è da aggiungere alla lista degli indicatori che l’investitore deve tenere d’occhio.
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