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Panic buying, se lo conosci lo eviti

12 Ottobre 2012 08:00
financialounge -  emotività indice investimenti prezzo di sottoscrizione settore tecnologico
È piuttosto intuitivo che il panico compromette le scelte di ogni individuo. E la finanza non fa certo eccezione. A questo proposito, infatti, è stato coniato ed è piuttosto conosciuto, il termine panic selling. Si tratta del fenomeno che scatta in Borsa quando gli investitori, presi dal panico, vendono i titoli in portafoglio convinti che se non lo facessero sarebbero costretti a vendere a prezzi ancora più sacrificati nei giorni successivi.

Un comportamento di questo genere, che non si basa sui fondamentali dei titoli e che rinnega ogni comportamento coerente con le scelte di portafoglio fatte in precedenza, porta quasi sempre a incorrere in perdite. Meno conosciuto ma altrettanto devastanti per i possibili effetti sui portafogli degli investitori è il fenomeno del panic buying. Con questo termine viene indicato il fenomeno che scatta quando, in una fase particolarmente euforica di Borsa, tutti si precipitano a comperare tutto senza guardare ai prezzi e ai fondamentali dei titoli. Gli investitori contagiati dal panic buying sono convinti che a qualsiasi prezzo acquistino i titoli oggi, domani le quotazioni saranno maggiori e non voglio lasciarsi sfuggire questa occasione.

Un caso da manuale di panic buying si verificò a cavallo tra il 1999 e i 2000 quando scoppiò la moda della new economy: si era diffuso sul mercato il convincimento che le nuove società tecnologiche, dai grandi marchi hi tech fino alle start up, avessero delle potenzialità infinite di guadagno negli anni a venire grazie a internet e alla multimedialità. Tra il febbraio 1999 e il febbraio 2000 mentre l’indice S&P500 salì 25,9%, l’indice MSCI Tecnology raddoppiò (+101,9%). Nei 12 mesi successivi, dal febbraio 2000 al febbraio 2001, invece, l’S&P500 perse il 7,6% mentre l’MSCI Tecnology crollò del 50% non appena scoppiò la bolla della new economy che mise a nudo tutte le stime irrazionali di crescita attribuite alle società di internet e del multimediale.

Da notare come nei due anni di ascesa e crollo della new economy, i migliori gestori azionari Usa value riuscirono a realizzare performance positive sia tra febbraio 1999 e febbraio 2000 (+14,1%) e sia tra febbraio 2000 e febbraio 2001 (+32,1%) a dimostrazione che le scelte di portafoglio basate sui fondamentali e sulle effettive solidità aziendali restano quelle vincenti.
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