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Oltre metà del listino S&P500 ha guadagnato più del 20% da quando Trump è in carica

Dall'8 novembre 2016, giorno delle elezioni USA, S&P500 ha guadagnato il 30,8% mentre nell’ultimo anno il rialzo è stato del 23,6%.

26 Gennaio 2018 09:51
financialounge -  donald Trump large cap S&P 500 USA

I motivi per criticare l’operato del presidente Trump non sono certo mancati ai tanti suoi detrattori: dall’arroganza assunta in campagna elettorale alle convinzioni su molti temi come immigrazione, commercio internazionale, scarso interesse verso i cambiamenti climatici e le tante gaffe su Twitter.

Ma per gli investitori, e in particolare per quelli che hanno puntato sull’azionario americano, è stato un vero toccasana. Basti pensare che l’indice S&P500 che prima dell’8 novembre 2016 (giorno della sua vittoria alle elezioni presidenziali) evidenziava già un rialzo del 216% dal minimo del 9 marzo 2009, è riuscito a spiccare un ulteriore rialzo del 30,8% fino al 19 gennaio scorso.

Dal 20 gennaio 2017, invece, giorno del giuramento di Trump come 45esimo presidente americano, il rialzo dell’S&P500 è stato invece  del 23,6%. E da quando è in carica, come Presidente, più della metà dei titoli azionari dell’indice S&P 500 sono riusciti ad salire del 20% o più.

L'indice S&P500 della large cap statunitensi comprende 503 titoli e in base alle statistiche FactSet tre società hanno messo a segno un rialzo superiore al 100%, 12 aziende hanno guadagnato in Borsa tra il 75% e il 99%, 44 imprese hanno fatto registrare un aumento di valore azionario tra il 50% e il 74% e 164 compagnie un rialzo tra il 25% e il 49%. Inoltre le statistiche segnalano come si sia trattato, finora, di un rally con la maggior parte dei settori che hanno registrato guadagni a due cifre.

A brillare, in particolare, i settori tecnologia, finanziari, healthcare, beni di consumo discrezionali, materiali di base e industriali, beni di prima necessità e energia: fanalini di coda i settori utilities, immobiliare e telecomunicazioni.

Un festa che non sembra ancora finita. "C'è ancora spazio per ulteriori guadagni”, ha dichiarato per esempio Bill McMahon, Chief Investment Officer della divisione Charles Schwab ThomasPartners. Il manager, reputa che gli analisti azionari di Wall Street non abbiano ancora pienamente incorporato nelle loro stime sugli utili aziendali i tagli alle tasse che Trump ha convertito in legge il 22 dicembre.

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Un altro gestore, Michael Cuggino, che è sovrappesato attualmente sulle azioni nel suo fondo (Permanent Portfolio PRPFX), in una recente intervista ha affermato che la crescita nelle economie emergenti significa una maggiore domanda di materie prime, che fa ben sperare per i settori dell'energia e dei materiali di base. Cuggino ha inoltre dichiarato che le aziende statunitensi più esposte a livello internazionale dovrebbero registrare una buon giro d’affari in quanto il ribasso del dollaro rende le esportazioni statunitensi più attraenti.

Infine, Jim Brilliant, che gestisce il CM Advisors Fixed Income Fund si è detto convinto che la contemporanea crescita economica in tutto il mondo segnerà una rotazione settoriale: favorite le azioni delle società a più alta crescita nei settori dell'industria, dell’energia e dei materiali di base.
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