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Per non sbagliare, infrastrutture

5 Dicembre 2016 00:02
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Saranno un grande tema di investimento nel 2017. Da quelle fisiche, su cui punta Trump, a quelle digitali, a partire dalla cyber security.


I tre grandi punti interrogativi ai quali sono rimasti appesi i mercati nel 2016 – Brexit, elezioni USA e referendum italiano – sono ormai alle spalle. Ma non mancano quelli che peseranno per quasi tutto il 2017, a partire dalle presidenziali francesi in primavera e dalle politiche tedesche in autunno. E poi c’è il percorso accidentato dell’uscita (sempre che uscita sia) della Gran Bretagna dall’Unione Europea e l’incognita del prezzo del petrolio: l’accordo OPEC è solo il primo passo di un rally poderoso delle commodity guidato dal greggio, oppure andiamo verso un altro anno di barile depresso?


Le risposte non ce le ha nessuno, per questo l’investitore che sta pianificando le scelte per l’anno che sta per partire deve muoversi con cautela, farsi consigliare bene, e soprattutto individuare temi che abbiano un potenziale di medio periodo. Ce ne sono due su cui vale forse la pena di scommettere, che vanno sotto un unico ombrello che si chiama infrastrutture.


Infrastrutture fisiche, nelle quali il presidente eletto Donald Trump intende fare una puntata da mille miliardi di dollari nel momento in cui entrerà alla Casa Bianca il 20 gennaio: ferrovie, aeroporti, autostrade, ponti, acquedotti, e chi più ne ha più ne metta. La dotazione americana risale in gran parte agli anni del dopoguerra e i segni dell’età si vedono. Le pezze non bastano più. In molti casi si tratta di rifare da capo, con le tecnologie più moderne.

E poi infrastrutture digitali. Il web e le sue propaggini fisse e mobili sono sempre più il sistema nervoso di tutta l’economia. Un sistema che più diventa grande e capillare, ad esempio con Internet of Things, che mette tutto in rete, dal tostapane all’automobile, più diventa anche fragile e vulnerabile agli attacchi esterni. E quindi ha bisogno di sicurezza, cioè cyber security. Non solo i grandi, le grandi imprese e le grandi organizzazioni, ma soprattutto i piccoli, che si lanciano nel cyberspazio alla ricerca di nuove frontiere per il proprio business spesso senza preoccuparsi troppo di proteggersi.

Sono due frontiere sulle quali vale la pena di avventurarsi, cercando gli strumenti giusti.

Secondo alcune analisi gli investimenti infrastrutturali promessi da Donald Trump porteranno gli asset reali a registrare performance superiori alle medie di mercato nel 2017, così come anche le materie prime senza le quali ponti e porti non si possono costruire.

Ma anche il mercato immobiliare e i terreni saranno sostenuti dall'impegno di investire mille miliardi di dollari solo negli Stati Uniti, ed è molto probabile che registrino una performance superiore nel 2017. E poi tutte le macchine che andranno impegnate per realizzare le opere, che a Wall Street hanno un nome glorioso, quello del componente dell’indice Dow Jones: Caterpillar.

Sulla strada del “presidente costruttore” non mancano le incognite. C’è chi ricorda il caso del Giappone, che dagli anni Ottanta ha cercato di uscire dalla stagnazione proprio puntando sulle infrastrutture, anche le più avveniristiche, portando il debito pubblico al livello stellare del 230% del PIL, senza tuttavia riuscire a dare una spinta decisiva alla crescita economica.


Il tema infrastrutture è stato cavalcato anche da Obama, senza grandi successi. L’esempio citato da tutti è la stazione ferroviaria più costosa del mondo, 4 miliardi di dollari spesi per realizzare il progetto di Santiago Calatrava di un dinosauro architettonico sul Ground Zero di Manhattan. A favore di Trump gioca il suo passato di businessman di successo proprio nell’immobiliare. Stiamo a vedere, magari tenendo in portafoglio un ETF, un fondo specializzato  o semplicemente un pacchetto di Caterpillar.


Anche il secondo tema, quello della cyber security, ci riporta all’America e alla campagna presidenziale dello scorso autunno. Senza esclusione di colpi, si è giocata molto sul terreno dei social media, e ha registrato una crescita senza precedenti dei fenomeni di hackeraggio. Tutti hanno toccato con mano l’importanza della sicurezza in rete. Inoltre c’è la mano dura contro immigrazione e terrorismo, che richiede strumenti sempre meno fisici, anche se restano importanti, e sempre più digitali.

Infine c’è l’enfasi del nuovo presidente sulla protezione del made in USA, il che anche qui vuol dire sicurezza in rete per i business a stelle e strisce. Se è vero che la messa a punto di una politica articolata di cyber-difesa può richiedere diversi mesi per elaborata dalla Casa Bianca, è anche vero che un’azione di incoraggiamento al training nelle pubbliche amministrazioni e nelle società private può partire subito.

Negli ultimi 12 mesi quasi una piccola impresa USA su cinque ha denunciato un furto di dati, ma ben il 54% dichiara che in caso di attacco di hacker dall’esterno non saprebbe cosa fare. Trump qualche mossa l’ha già pronta, come la costituzione di un Cyber Review Committee composto da militari, esperti di difesa e di scambi commerciali, il cui compito sarà quello di fornire raccomandazioni per iniziative legislative in materia di cyber security.

In questo campo la scelta degli strumenti giusti in cui investire da parte del risparmiatore è ancora più difficile che nel campo delle infrastrutture fisiche, non c’è una Caterpillar della cyber security nell’indice Dow Jones e gli ETF disponibili sono molti di meno. Ma ci sono invece grandi case d’investimento, come per esempio Credit Suisse e Pictet, che hanno fatto della sicurezza e della protezione digitale uno dei loro grandi temi di investimento, che interpretano grazie a fondi specializzati e collaudati.
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