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News & Views – 08 gennaio 2018

Insight dalla redazione di FinanciaLounge su quello che si muove nelle economie e nei mercati.

8 Gennaio 2018 09:40
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Il paradosso dell’investitore scettico
Wall Street corre a perdifiato, ma l’investitore individuale americano fa fatica a crederci. E non da oggi. Secondo il WSJ gli investitori individuali USA sono scettici sul rally di Wall Street addirittura da gennaio 2012. Da allora, infatti, hanno ritirato dai fondi che investono sull’azionario a stelle e strisce qualcosa come mille miliardi di dollari, secondo i dati di EPFR Global, specializzata proprio nel tracciare flussi e deflussi dei fondi di investimento. Non hanno decisamente fatto un affare, visto che nello stesso periodo lo S&P 500 ha messo a segno un rialzo stellare, del 116% infilando un record dopo l’altro insieme a Dow Jones e Nasdaq.  È probabile tuttavia che gran parte dei mille miliardi usciti dai fondi siano rientrati sul mercato azionario attraverso gli ETF che replicano gli indici, e la cui gestione costa molto meno. EPFR non traccia sistematicamente questi flussi, ma stima che almeno il 40% dei flussi usciti dai fondi sia rientrato su Wall Street con gli ETF. Anche così, tuttavia, il deflusso resta ingente, indicando che lo scetticismo sulla capacità di tenuta del mercato a questi livelli è tanto e diffuso. La conclusione paradossale che emerge da molti sondaggi è che questo rally sia il meno amato, se non addirittura il più odiato dall’investitore individuale, che spera di essere sceso dal treno appena in tempo per evitare lo schianto e invece lo vede correre ancora per mesi e anni addirittura in accelerazione. Prima della crisi il 62% degli americani deteneva azioni, oggi siamo scesi al 54%.

In Iran siamo solo all’inizio
I Guardiani della Rivoluzione, braccio armato degli ayatollah iraniani, hanno dichiarato la fine delle proteste in piazza a Teheran e nelle altre città del paese. Ma il Financial Times non ci crede e in un lungo reportage spiega perché il movimento anti-regime potrebbe essere solo all’inizio. Il problema è che gli antagonisti alla Repubblica islamica mettono direttamente in collegamento le difficoltà economiche e sociali – alta inflazione e alta disoccupazione, isolamento internazionale – proprio con la natura confessionale dello stato nato dalla rivoluzione del 1979. E accusano il presidente Rouhani di aver mancato la promessa di una ripresa economica grazie all’accordo con Obama sul nucleare. L’Iran continua a spendere milioni di dollari per sostenere gli estremisti islamici in tutta l’area, dalla Siria allo Yemen, dal Libano a Gaza, tutti soldi sottratti alla crescita interna. Il FT sottolinea che questa protesta ha un impatto enorme, perché a ribellarsi sono tipicamente esponenti della classe lavoratrice, molti non vivono nella capitale, ma in città dove il sostegno al regime è stato sempre molto forte. Ha fatto scatenare la rabbia soprattutto la decisione di abolire i sussidi ai redditi mensili inferiori a 7 di milioni di rial, che al cambio ufficiale vuol dire solo 194 dollari, per aumentare i finanziamenti a una serie di istituzioni religiose. Una misura che ha colpito nel portafoglio già vuoto ben 30 milioni di persone, che hanno detto basta.

Criptovalute verso la cittadinanza finanziaria
Ormai le criptovalute si comportano per molti versi come qualunque altro strumento finanziario. Prendiamo Ripple, simbolo XRP, la più popolare e diffusa dopo il celeberrimo Bitcoin. Venerdì scorso sui circuiti alternativi ha fatto un tonfo del 26% per poi limitare le perdite all’11%. Cosa era successo? Che un blog di Coinbase, la piattaforma più riconosciuta per gli scambi di criptovalute, aveva smentito le voci di una imminente ‘quotazione’ di Ripple sul suo circuito. Esattamente come sarebbe accaduto per un titolo azionario su cui si aspettava un’IPO all’arrivo di una smentita secca. Anche dopo lo scivolone, Ripple si gioca la seconda piazza per capitalizzazione insieme ad Ethereum, sempre secondo i dati di CoinMarketCap. Oggi quota intorno a 2,6 dollari, con un controvalore di mercato di quasi 100 miliardi di dollari distribuito tra 13 milioni di ‘investitori’ che la utilizzano. Siamo più o meno a un terzo dei circa 300 miliardi del Bitcoin, ma la dinamica dei prezzi è molto simile e i due grafici sono sovrapponibili. Ripple è una startup basata a San Francisco che ha iniziato sviluppando sistemi di pagamento per istituzioni finanziarie. Comunque secondo molti osservatori Bitcoin e compagni sono destinati ad essere uno dei protagonisti del 2018 della finanza: oltre ad alta volatilità si prevede anche che molte istituzioni comincino a utilizzarle man mano che i mercati su cui sono trattate vengono regolamentati, con un interesse particolare degli investitori per le IPO in qualche modo collegate alle criptovalute.
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