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Volatilità ai minimi storici, "colpa" della bassa correlazione tra singoli titoli

Il 2017 è stato l'anno meno turbolento per la borsa americana dal 1964, nonostante una serie di situazioni potenzialmente contrarie.

23 Gennaio 2018 09:22
financialounge -  mercati azionari Pictet USA volatilità

Il mercato azionario degli Stati Uniti nel 2017 è stato caratterizzato da due tendenze correlate, ma separate: il rialzo si è protratto praticamente per tutto l'anno e le cosiddette attività di rischio (azioni, obbligazioni convertibili, high yield, e mercati emergenti) non hanno evidenziato le tipiche oscillazioni che storicamente registrano.

Per quanto riguarda il rialzo, è stato alimentato da diversi fattori, incluso il miglioramento dei dati economici, la crescita dei profitti aziendali e il pacchetto di riforme fiscali proposte dal Partito Repubblicano: tutto ciò ha contribuito allo slancio rialzista del mercato lo scorso anno, aiutando le azioni a registrare il maggior guadagno annuale dal 2013.

L'altra tendenza, la volatilità bassa rispetto alla media storica, è stata talmente limitata che in nessuna fase dello scorso anno l’indice S&P500 ha registrato un calo del 5% o maggiore.

In base alle statistiche elaborate dal WSJ Market Data Group, la variazione percentuale giornaliera assoluta per l’indice Dow Jones Industrial Average è stata pari allo 0,31% nel 2017 e allo 0,3% per l'S&P500: in entrambi i casi ha rappresentato la più piccola percentuale assoluta giornaliera dal 1964. Per il Nasdaq Composite Index, l’indice del listino tecnologico, la variazione percentuale giornaliera assoluta è stata dello 0,44%, la più piccola dal 1989. Non solo. Dei 56 livelli di chiusura più bassi nella storia dell'indice VIX (l’indice che misura la volatilità implicita dell’indice S&P500 di Wall Street) dal 1990 al 2017, ben 47 si sono verificati nel corso dello scorso anno.

Eppure non mancavano le ragioni per aspettarsi una volatilità maggiore: dai numerosi casi di instabilità politica ai possibili di shock di tipo macro economico. Per quanto possa sembrare contro-intuitivo, uno dei motivi principali per cui la volatilità del mercato (nel suo insieme) è stata così bassa è perché la volatilità specifica dei singoli titoli non lo è stata affatto. Le correlazioni, ovvero la percentuale che segnala come due titoli diversi si muovano in tandem tra loro, sono diminuite drasticamente negli ultimi tempi.

“Di norma, dalla crisi finanziaria del 2008 i rialzi e i ribassi di mercati azionari regionali e singoli titoli sono stati sincronizzati. Nel 2017 tuttavia tale trend è giunto al termine. Prendiamo ad esempio l'S&P 500. In questo caso la correlazione tra rendimenti delle singole azioni e rendimenti dell’indice è scesa al minimo record dello 0,27 in dicembre. Situazioni analoghe sono state registrate anche per altri indici Paese, settori e valute” spiegano gli esperti di Pictet Asset Management, secondo i quali, in un tale contesto, le strategie basate su stock picking (selezione rigorosa dei singoli titoli) e asset allocation tattica hanno adeguatamente ricompensato gli investitori più accorti.

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Tornando alla correlazione, un valore pari a zero indica che non c’è alcuna correlazione, mentre una lettura di 1,0 rappresenterebbe una correlazione perfetta (mentre una lettura di -1 significherebbe una correlazione inversa perfetta). La volatilità è infatti elevata soprattutto nei periodi nei quali si manifestano alte correlazioni perché le azioni si muovono nella stessa direzione nello stesso momento e tali movimenti su base ampia si riflettono negli indici principali e quindi anche nel VIX. Secondo Nicholas Colas, co-fondatore di DataTrek Research, il VIX "avrà problemi a crescere di valore fintanto che le correlazioni rimarranno basse".
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