Contatti

mercati azionari

Mercati emergenti, restano comunque più convenienti di quelli sviluppati

In base agli indici MSCI international i mercati emergenti evidenziano fondamentali (ROE e rapporti p/e e p/bv) più convenienti rispetto a quelli dei mercati sviluppati.

9 Settembre 2016 09:23
financialounge -  mercati azionari mercati emergenti mercati valutari MSCI International Natixis Investment Managers Stéphane Mauppin-Higashino

I mercati azionari emergenti hanno registrato da inizio anno performance nettamente più brillanti rispetto ai mercati sviluppati. Ma, nonostante questo exploit, evidenziano ancora fondamentali più attraenti.

Utilizzando gli indici MSCI International, è possibile confrontare alcuni dei principali fattori di borsa tra l’MSCI world (rappresentativo delle borse sviluppate) e MSCI EM (che riflette invece l’andamento aggregato dei listini azionari dei paesi emergenti. Ebbene, il rapporto prezzo/utili (p/e), vale 21,3 per MSCI world mentre non va oltre il 14,7 per l’MSCI EM. Il rapporto prezzo/patrimonio netto (p/bv) si colloca a 2,17 per l’MSCI world contro l’1,54 dell’MSCI EM. Il ROE (return on equity), si attesta al 10,19% per l’MSCI world mentre nel caso dell’MSC EM sale al 10,43%: infine, persino il dividend yield vede prevalere quello dell’MSCI EM (2,56%) rispetto a quello dell’MSCI world (2,55%). Dati che, evidentemente sono attraenti per gli investitori attivi con orizzonte temporale di medio lungo termine.

Come, per esempio, Stéphane Mauppin-Higashino, CFA® Head of Emerging Markets Specialist Emerise (Gruppo Natixis Global Asset Management) che di recente ha assunto una visione più costruttiva sulla scorta di molteplici segnali di ripresa sui mercati emergenti in termini di crescita dell'economia, redditività aziendale e accelerazione degli utili.

“In base ai prezzi correnti, le quotazioni dei mercati emergenti sono neutrali in linea coi livelli storici, con un rapporto p/e stimato a 12 mesi pari a circa 12 volte gli utili. Tuttavia le stime degli utili per azione si sono stabilizzate, mentre i mercati sviluppati appaiono relativamente costosi (il rapporto p/e stimato a 12 mesi si attesta a 16,5 volte gli utili) e, peraltro, mostrano maggiori incertezze in termini di crescita e di utili” spiega Stéphane Mauppin-Higashino per il quale, ne deriva, che i mercati emergenti stanno diventando più attraenti sotto l’aspetto dell'equilibrio di rischio tra prezzi e utili.

Stéphane Mauppin-Higashino passa poi in rassegna il fronte valutario e riscontra che le correzioni delle valute dei mercati emergenti rispetto all’euro e al dollaro USA si possano considerare archiviate permettendo quindi ai paesi e alle imprese di riprendere fiato in termini di margini e competitività delle esportazioni.

E per quanto riguarda i rischi? “Una delle nostre maggiori preoccupazioni legate ai mercati emergenti” fa presente Stéphane Mauppin-Higashino “resta il problema del credito. Negli ultimi cinque anni, il credito è cresciuto in maniera eccessiva (in particolare in Cina, Turchia e Thailandia), posizionando gli investimenti, i consumi e i margini aziendali a rischio nel caso di un rallentamento dell'economia”.
Share:
Trending