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Mercati azionari, volatilità ancora bassa ma con rotazione dei settori

È molto probabile che la fase di volatilità bassa possa proseguire ma occorre fare attenzione alla rotazione settoriale e ad un atterraggio più brusco in Cina.

30 Giugno 2017 09:36
financialounge -  cina GAM Larry Hatheway mercati azionari mercati obbligazionari volatilità

Da inizio anno fino al 15 aprile scorso i rendimenti degli investimenti in fondi azionari globali internazionali e in fondi obbligazionari governativi internazionali hanno proseguito in parallelo al rialzo, con i primi che mostravano un guadagno del +3,3% e i secondi un apprezzamento medio del +1,6.

Da allora però, complice un dollaro debole (o, per meglio dire, di un euro in rafforzamento sulle principali valute estere), le due strade si sono divise: adesso mentre i fondi azionari globali internazionali vantano un +3,74% da inizio anno, i fondi obbligazionari governativi internazionali segnano un -1,67%. Tuttavia, sebbene sia l’azionario globale che i mercati obbligazionari stanno trattando in borsa sui livelli vicini ai rispettivi massimi, in vista della stagione degli utili di luglio (che si preannuncia particolarmente positiva per le società), gli investitori sembrano rifiutare l’ipotesi di ridurre le proprie posizioni di portafoglio sui mercati azionari.

Di conseguenza, Larry Hatheway, capo economista di GAM, continua ad avere una previsione di rendimenti modesti, uniti a una volatilità relativamente bassa.

“Un altro fattore importante per i mercati azionari è la rotazione. Una curva dei rendimenti più ripida tende a rappresentare un vantaggio per i finanziari e i titoli value, mentre una curva più piatta favorisce i titoli quality, i titoli che pagano dividendi e i growth” tiene a puntualizzare Larry Hatheway che, guardando al prossimo trimestre, guarda ai timori di un atterraggio più brusco per l’economia della Cina come al principale rischio che aleggia sui mercati.

“L’impulso del credito ha virato in negativo, accompagnato da ulteriori restrizioni normative sulla formazione di credito da parte dei piccoli istituti di credito e sui fuori-bilancio” spiega l’economista che poi aggiunge: “In passato, uno slancio negativo del credito ha di norma portato a un rallentamento negli investimenti in asset fissi, generando un impatto negativo in termini di domanda e prezzo delle materie prime. I mercati globali hanno tratto vantaggio per qualche tempo dalle rassicurazioni in termini di crescita della Cina, ma sarà interessante verificare se questo trend potrà continuare anche in futuro”.
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