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Meglio oro o azioni aurifere?

13 Novembre 2012 08:00
financialounge -  investimenti mercati azionari orizzonte temporale oro performance
Sono in molti ad essere attratti dall’investimento nell’oro. Il metallo prezioso per eccellenza da sempre piace sia a coloro che sono preoccupati dalla instabilità dei mercati finanziari, sia a quanti cercano un rifugio sicuro contro l’inflazione e, più in generale, fuggono dai titoli finanziari “cartacei” per puntare su beni più solidi.

Ma l’investimento diretto in oro, ovvero acquistando lingotti oppure sottoscrivendo etf con sottostante il metallo giallo, non è l’unico per puntare sulla rivalutazione del settore aurifero. L’altro modo, indiretto, è quello in azioni del settore aurifero ed estrattivo. La differenza è però sostanziale.

Nel primo caso, investendo direttamente sull’oro, si punta al rialzo dell’oro mentre con la seconda strategia si investe in aziende che traggono benefici dall’estrazione, stoccaggio e distribuzione a livello mondiale dell’oro.

Negli ultimi 5 anni, da 19 ottobre 2007 al 19 ottobre scorso, l’Ftse Gold Mines Index, rappresentativo delle aziende mondiali del settore, ha guadagnato l’8,51% contro una rivalutazione del 125,1% del prezzo dell’oro. Stesso comportamento si riscontra negli ultimi tre anni (rispettivamente +3,95% contro +63,14%) e anche negli ultimi 12 mesi (Ftse Gold Mines Index -7,38% e prezzo dell’oro +4,83%). Secondo gli esperti dono due le principali ragioni di questa divergenza di andamenti.

In primis, il settore aurifero è stato trascinato al ribasso dall’andamento prevalentemente negativo delle Borse. In secondo luogo, l’industria aurifera si sta ristrutturando per migliorare efficienza e margini visto il crescente costo delle estrazioni.

In ogni caso, dopo un lungo periodo di underperformance rispetto all’oro, l’indice Ftse Gold Mines sembra pronto a un recupero. Il suo attuale rapporto prezzo / utili (p/e) viaggia intorno a 14,7 contro il 21,3 della sua media degli ultimi anni, evidenziando quindi una sottovalutazione di circa il 40%. Ma c’è di più. Negli ultimi anni, le principali acquisizioni effettuate da parte dei grandi gruppi auriferi sono state effettuate con importanti maggiorazioni rispetto al prezzo di Borsa: un altro indizio che confermerebbe la sottovalutazione dei titoli del settore.
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