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Lusso, il futuro è già nelle mani (e nei consumi) dei millennials

Il 2017 dovrebbe chiudere con un +5% di fatturato rispetto all’anno precedente grazie agli acquisti dei millennials che hanno inciso finora per il 60% del totale.

28 Novembre 2017 09:25
financialounge -  consumi millennials

Tre buone notizie per il settore lusso e una indicazione forte di mercato. La prima buona notizia è che, in base alle ultime stime, il mercato dei beni di lusso personali chiuderà il 2017 con un incremento del +5% sul 2016 portandosi a 262 miliardi di euro. La seconda buona notizia è che la crescita è equilibrata sia a livello geografico che relativamente ai canali di vendita e anche per quanto riguarda le differenti categorie di prodotti. La terza buona notizia è che le ultime previsioni per il prossimo anno indicano la possibilità di un bis del 2017 (ovvero una crescita di un altro +5%) con un ebitda (margine operativo lordo) medio a +10%.

In particolare, il consenso per il 2018 dell’Altagamma Consensus (ricavati in base ai report di analisti internazionali di settore e società di consulenza), indica per il prossimo anno un +7% di fatturato per la pelletteria, un +5% per orologi e gioielli e un +4% per abbigliamento e cosmetica.

Ma, come anticipato, oltre alle buone notizie, emerge anche un tema forte per il settore e riguarda i millennials, la generazione di utenti nati tra il 1980 ed il 2000. Ebbene il 2017 dovrebbe evidenziare che oltre il 60% del giro d’affari dei beni di lusso è riconducibile agli under 40, sia uomini che donne. Ne deriva che il segmento di fascia alta del mercato, simbolo finora degli acquisti dei baby booomers (anche per effetto del fatto che si trovano nella fase conclusiva della propria vita lavorativa e quindi dispongono di maggiori risorse economiche da spendere), potrebbe stare per cambiare ‘attori’.

Secondo gli addetti ai lavori forse è ancora presto per affermarlo con certezza mentre per altri osservatori è comunque importante che le aziende che hanno intercettato la domanda dei millennials riescano a mantenere alto il livello di sintonia con le nuove generazioni per essere pronti non solo a sfruttare (oggi) i millennials ma anche (domani) la generazione Z (i nati al 1995 al 2010) e via dicendo.
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