Contatti

cartolarizzazione

Idee di investimento – Obbligazioni – 26 marzo 2018

Tra le opzioni obbligazionarie sul tavolo figurano cartolarizzazioni ipotecarie, debito emergente, e bond subordinati. Pareri contrastanti invece sui titoli di stato USA.

26 Marzo 2018 09:27
financialounge -  cartolarizzazione convertibili debito emergente idee di investimento mercati emergenti mercati obbligazionari Mortgage Backed Securities obbligazioni obbligazioni subordinate treasury USA

Se l’eccesso di liquidità nel risparmio degli italiani chiama direttamente in causa la consulenza finanziaria perché denuncia un’educazione evidentemente ancora deficitaria, per Carlo Benetti, Head of Market Research and Business Innovation di GAM (Italia) SGR è possibile comunque indicare tre possibili soluzioni (alternative non alla liquidità ma alla componente obbligazionaria) in grado di fornire una maggiore stabilità al portafoglio rispetto a quanto possano fare in questo contesto le obbligazioni tradizionali: le cartolarizzazioni ipotecarie, il debito emergente, e le emissioni subordinate. Con un’avvertenza, com’è puntualizzato nell’articolo “Obbligazioni, le tre rose per rinvigorire il giardinetto del reddito fisso”: si tratta di soluzioni di investimento adeguate per diversificare la componente obbligazionaria ma che richiedono un congruo orizzonte temporale.

I TITOLI USA GARANTITI DALLE IPOTECHE


E, che tra le opportunità per diversificare un portafoglio obbligazionario (o anche bilanciato) possano figurare a pieno titolo anche gli MBS (Mortgage Backed Securities), i titoli garantiti da ipoteche su immobili USA l ha sostenuto pure, nell’articolo “MBS, l’opzione per diversificare il portafoglio e aumentare la de correlazione” Thomas Mansley, Investment Director, Investment Management Asset Backed di GAM che, pur ammettendo che quando si parla di investimenti in MBS, che furono una delle cause scatenanti la crisi del 2007 sia impossibile non avere un moto di diffidenza, o almeno di sorpresa, ha poi spiegato le ragioni della sua tesi di investimento. “La nostra strategia vanta quattordici anni di track record favorevole e 1,85 miliardi di dollari in gestione che a nostro avviso possono rappresentare un ottimo biglietto da visita” ha premesso il manager ricordando poi come il mercato degli MBS valga oltre 7mila miliardi di dollari, il più grande subito dopo quello dei Treasury, ben diversificato e molto liquido. Inoltre, aspetto questo non certo secondario, i rendimenti offerti risultano superiori a quelli dei Treasury di pari scadenza.

LA SELEZIONE DEI PAESI EMERGENTI


Un altro segmento obbligazionario ritenuto di interesse in questo contesto è quello del debito emergente. Lo spiega, specificando i paesi preferiti, Jack McIntyre, Portfolio Manager di Brandywine Global (Gruppo Legg Mason) nell’articolo “Debito emergente, perché il nostro punto di vista non è cambiato”: “Nel complesso, individuiamo valore nei titoli di stato in valuta locale di paesi produttori di materie prime come il Messico e il Brasile. Puntiamo anche sul Sud Africa, il cui scenario politico in miglioramento dovrebbe tradursi in prezzi degli asset più alti. La nostra previsione sulla risalita dei prezzi del petrolio potrebbe invece favorire paesi come la Malesia: è una nazione che offre rendimenti interessanti, e la sua industria dell’olio di palma è correlata con i prezzi del greggio. Il Perù e la Colombia completano infine la nostra esposizione latinoamericana. L’Indonesia è stata un po’ bistrattata ultimamente, ma ci sembra ancora attraente ai livelli delle valutazioni attuali”.

CONTESTO MENO SFAVOREVOLE AGLI EMERGENTI


D’altra parte. Come spiegano nell’articolo “Globalizzazione addio? I paesi emergenti reggerebbero meglio l’urto” Reto Hess, Single Security Research Equity e André Schäfferling, Equity Research Analyst – Emerging Markets di Credit Suisse, protezionismo, risorse in calo e welfare meno generoso rischiano di aprire una fase post globalizzazione in cui, dati alla mano, i mercati emergenti sarebbero meno penalizzati. Questo per il semplice fatto che, contrariamente a quanto si possa pensare, i mercati emergenti risultano attualmente meno dipendenti dall’economia globale in quanto meno esposti, rispetto ai mercati sviluppati, al commercio internazionale e alla globalizzazione.

SFRUTTARE LE VALUTE COME FONTE DI RENDIMENTO


Non solo. La crescita dinamica e le valutazioni attraenti rendono le valute dei mercati emergenti interessanti per gli investitori alla ricerca di una fonte di rendimento extra. “L’andamento delle valute può infatti erodere o aumentare i rendimenti di un portafoglio obbligazionario ed è per questa ragione che nelle nostre strategie sul debito dei mercati emergenti, li consideriamo come fonte separata di rischio e di rendimento” specifica nell’articolo “Valute, il potenziale valore ancora inespresso dalle monete emergenti” Patrick Zweifel, Chief Economist di Pictet Asset Management che, in un’ottica di medio termine, intravede il potenziale per una rivalutazione delle valute dei paesi in via di sviluppo rispetto al dollaro USA, con un conseguente aumento dei rendimenti totali provenienti dal debito in valuta locale.

CONVERTIBILI, IL BOND GIUSTO IN QUESTA FASE


Intanto Credit Suisse Asset Management, nell’ambito delle possibili soluzioni per affrontare l’attuale contesto di mercato nel reddito fisso, suggerisce di considerare l’opzione delle convertibili. “Le obbligazioni convertibili rappresentano un’asset class estremamente interessante perché offrono nel lungo termine rendimenti che si avvicinano a quelli del mercato azionario ma con una rischiosità molto inferiore. Sono quindi un valido ottimizzatore dell’efficienza del portafoglio” precisano nell’articolo “Convertibili, le obbligazioni giuste in un momento di svolta di importanza storica” gli esperti di Credit Suisse Asset Management.

PERCHÈ SI AI TITOLI DI STATO LUNGHI


Infine, una riflessione sui titoli di stato americani. Nell’articolo “Titoli di stato, i rischi di un differenziale di rendimento USA-Germania esagerato” esperti di Pictet Asset Management espongono la loro tesi a favore del posizionamento sui Treasury a 30 anni “i cui prezzi si sono adeguati a sufficienza per riflettere i cambiamenti del ciclo economico” e risultano ora interessanti rispetto alle obbligazioni omologhe europee.

PERCHÈ PREFERIRE I TREASURY A BREVE TERMINE


Al contrario, Rick Rieder, BlackRock’s Chief Investment Officer of Global Fixed Income, nell’articolo “Fed, titoli di stato USA a breve termine meno incerti nella “nuova era” Powell” propende per i titoli del Tesoro USA a breve. “Riteniamo che investire in tassi di interesse a più breve termine fornisca un grado molto più elevato di certezza e una minore volatilità” commenta Rick Rieder, secondo il quale è necessario gestire con cura le attività obbligazionarie di durata più lunga (più sensibili all’andamento dei tassi d’interesse), in quanto anche piccole variazioni delle percentuali possono presentare ampie variazione in conto capitale, come evidenziato già quest’anno.
Share:
Trending