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Idee di investimento – Obbligazioni – 14 maggio 2018

Con l’inflazione entro i paletti del 2% sia negli USA che in Europa gli high yield americani restano attraenti mentre sul debito emergente è sconsigliato il fai da te

14 Maggio 2018 09:44
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Uno shock da inflazione potrebbe portare a un aumento dei tassi con conseguenze piuttosto negative sui mercati. Anche se, almeno per ora, non sembra all’orizzonte. “A breve termine, pertanto, l’attenzione deve essere puntata sull’inflazione, sui fattori che la generano e sui possibili sviluppi” fa sapere, nell’articolo “Inflazione, le previsioni per il 2018: 2% negli USA e 1,5% in Europa”, Mark Burgess, Vice CIO Globale e CIO EMEA di Columbia Threadneedle Investments, convinto che, a parità di condizioni, il principale driver dei prezzi al consumo sarà da ricercarsi nell’andamento delle retribuzioni. D’altra parte, una molteplicità di forze disinflazionistiche strutturali potrebbe prevalere nel breve termine sull’impatto dell’attività economica, attenuando in tal modo l’inflazione. “In sostanza prevediamo una stabilizzazione dell’inflazione al 2% negli Stati Uniti e intorno all’1,5% nell’Eurozona nel 2018, dovuta in parte ai citati fattori disinflazionistici, che sono vari e molteplici. È importante notare come tali fattori stiano continuando ad avere un effetto significativo sull’occupazione e sulla crescita dei salari, al punto da mettere in crisi la validità del modello economico della curva di Phillips” puntualizza Mark Burgess.

HIGH YIELD USA, TASSO DI DEFAULT VERSO QUOTA 2,6%


Intanto, il rialzo del prezzo del petrolio ha allontanato i timori sulle aziende energetiche e ora il tasso medio di default dell’high yield USA potrebbe di nuovo scendere. E’ la tesi sostenuta nell’articolo “High yield USA, il tasso di default punta verso quota 2,6%” dagli esperti di Amundi Più in particolare, lo scorso anno il tasso di default delle obbligazioni americane di grado speculativo è ulteriormente diminuito, passando dal 5,9% di gennaio al 3,3% di dicembre. Il ‘mini-ciclo’ di default che si era manifestato nel 2016 e nel 2017 non era causa né di una recessione e nemmeno di una crisi finanziaria, quanto piuttosto quasi esclusivamente dalle imprese del settore energetico che hanno sofferto il repentino calo dei prezzi del petrolio, che aveva messo in discussione la sostenibilità di molte aziende americane attive nello shale oil. Ma la ripresa dei prezzi del greggio ha allontanato questi timori e il tasso di default delle aziende energetiche USA è sceso da un picco del 25% all’attuale 5,6%. “Per quanto riguarda i prossimi 12 mesi, il nostro modello top down (basato su analisi di tipo macroeconomico) indica un’ulteriore contrazione dei tassi di default dall’attuale 3,3% al 2,6%. Queste previsioni sono state elaborate tenendo conto soprattutto dei fattori macroeconomici e delle condizioni finanziarie” concludono i professionisti di Amundi.

L’APPEAL DEI BOND DI BRASILE E RUSSIA


Anche Ken Leech, CIO di Western Asset, affiliata del gruppo Legg Mason, gestore del fondo Legg Mason Western Asset Macro Opportunities Bond guarda con attenzione all’high yield USA. “Il 25% circa delle obbligazioni high yield USA valutate attualmente con rating BB potrebbero migliorare il proprio merito di credito entro i prossimi 18 mesi, grazie al momento economico favorevole degli Stati Uniti” riferisce nell’articolo “Obbligazioni, disco verde per le emissioni con rating BB e quelle di Brasile e Russia” Ken Leech, le cui convinzioni poggiano su tre fattori concomitanti: prospettive positive per la crescita USA, rimozione dello stimolo monetario e graduale aumento dei tassi di interesse. Allargando l’orizzonte al di fuori del perimetro high yield, nel quale Western Asset è investito per circa il 9%, emergono interessanti opportunità anche nel debito del mercato emergente. Il fondo Legg Mason Western Asset Macro Opportunities Bond, nonostante il contesto di graduale rialzo dei tassi americani che impatta negativamente sul debito emergente, detiene in portafoglio circa il 40% in titoli dei mercati emergenti, in particolare di emittenti del Brasile e della Russia.

DEBITO EMERGENTE, L’IMPORTANZA DEL BASIC BALANCE


Tuttavia, sebbene le prospettive interessanti per il debito emergente nei prossimi 3-4 anni. siano positive, limitarsi alla scelta tra valuta forte e valuta locale può non essere sufficiente. L’analisi di Enzo Puntillo, responsabile obbligazionario per i mercati emergenti di GAM Investments, nell’articolo “Debito emergente, perché non basta scegliere in base alla valuta di emissione” parte dal cosiddetto ‘basic balance’ (ovvero l’aggregato di partite correnti e investimenti diretti esteri in percentuale del PIL) che costituisce, in base alla sua esperienza, il migliore indicatore per delineare il livello di resilienza dei mercati emergenti. “Quando il basic balance è negativo, l’universo obbligazionario emergente è molto sensibile ai cambiamenti nel sentiment degli investitori per coprire il bilancio negativo. Ciò è avvenuto nel 1994 e nel biennio 2012/13. Al contrario, quando il basic balance diventa positivo (come è avvenuto verso la fine del 2015), si può prevedere un lungo periodo di sovraperformance, come quello osservato a partire dal periodo 2001/2002” spiega Enzo Puntillo. Questo tuttavia, non significa affatto che l’investimento nel debito emergente debba essere effettuato senza distinzioni e nemmeno adottando l’approccio che opta o per le emissioni in valuta forte o per i bond in valuta locale. “Come specialisti in mercati emergenti, riteniamo che la nostra competenza sia saldamente radicata nell’interpretazione e nell’analisi delle dinamiche di mercato a livello nazionale. Di conseguenza, decidiamo su quali paesi nutrire fiducia e, all’interno di questi paesi, prendiamo decisioni individuali in merito alla nostra preferenza per l’esposizione al debito in valuta forte o locale” puntualizza il manager, secondo il quale questo specifico approccio permette di far leva su un insieme di opportunità molto più allargato, una maggiore diversificazione delle esposizioni al rischio di portafoglio e inoltre riduce l’enfasi sul timing.

LE TRAPPOLE DEL FAI DA TE


Infine, sempre in tema di debito emergente, l’articolo “Debito emergente, ecco le trappole del fai da te” spiega quali siano le insidie per i risparmiatori che optassero per il fai da te in questa specifica asset class. I tre esempi pratici riportati nel testo dimostrano come le cedole allettanti dei titoli dei paesi emergenti (anche di emittenti di medio alta qualità) siano da soppesare attentamente prima dell’acquisto. Potrebbero non solo far guadagnare molto meno di quello che il risparmiatore si aspetta ma addirittura esporlo a ingenti perdite. Il consiglio è quindi quello di evitare il pericoloso fai da te acquistando ETF e fondi specializzati che consentono di diversificare l’investimento (e quindi il rischio ) in decine o centinaia di titoli anche con piccoli capitali investiti. Meglio ancora se questo approccio viene effettuato tramite un consulente di fiducia che conosca sia le nostre esigenze familiari e sia il nostro grado di accettazione dei rischi.
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