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Idee di investimento – Obbligazioni – 11 giugno 2018

Siamo entrati in una fase caratterizzata da rendimenti minori: consigliati prudenza sui BTP e un approccio absolute return con puntate mirate su mercati emergenti e convertibili.

11 Giugno 2018 09:34
financialounge -  idee di investimento mercati obbligazionari obbligazioni

“Il QE della BCE potrebbe concludersi in un contesto più difficile di quello che incontrò la Fed nel 2014”. A dirlo sono gli esperti di AMUNDI, convinti da numerosi aspetti non secondari. Dalla crescita economica nella zona Euro in rallentamento alle tensioni sulle implicazioni sui dazi commerciali, dal rialzo del prezzo del petrolio alla riduzione della liquidità sui mercati. “Il QE della BCE è stato enorme rispetto all’emissione del debito netto. Nell’area dell’euro, gli acquisti dell’Eurosistema sono stati di gran lunga superiori alle nuove emissioni nette, causando una contrazione della quota di obbligazioni detenute dagli investitori privati. Per contro, gli acquisti dei Treasury USA non hanno mai superato il volume delle emissioni nette” specificano, nell’articolo La fine del QE della BCE in un contesto più difficile di quello della Fed nel 2014, gli esperti di AMUNDI. Infatti, non è soltanto il contesto politico ad essere destinato ad avere potenzialmente un ruolo decisivo per gli emittenti dei Paesi periferici, in particolare quelli italiani: anche la normalizzazione della politica monetaria (ovvero il passaggio da politiche monetarie ultra espansive a decisioni in tema di mercato monetario meno accomodanti) sortirà effetti non affatto trascurabili.

RESTARE CAUTI SUI BTP


Alla luce di questa intricata situazione, Jack McIntyre, Portfolio Manager Global Fixed Income di Brandywine Global (gruppo Legg Mason), preferisce restare cauto sui BTP, preoccupato che il debito pubblico italiano possa espandersi ulteriormente. Una evenienza che potrebbe materializzarsi sia a seguito dell’aumento delle spese per gli interessi, o per l’ampliamento della spesa pubblica. Oppure per una combinazione di entrambe queste eventualità. Jack McIntyre, pur ritenendo la situazione attuale meno critica di quella del 2012 (“le economie locali e regionali infatti stanno performando meglio, e i tassi rimangono relativamente bassi”), evidenzia tuttavia un significativo rischio di informazione. Per l’esperto, come argomenta nell’articolo Incertezza politica in Italia, è ancora presto per tornare a comprare, il sell-off (vendita sul mercato senza limitazione né di prezzo né di quantità) è stato brusco e merita pertanto una valutazione approfondita per verificare se questa sia o meno un’opportunità per ritornare ad investire.

IL DOLLARO NON MINACCIA I MERCATI EMERGENTI


In ogni caso, secondo AMUNDI, il rafforzamento del dollaro non costituisce una imminente minaccia per i mercati emergenti. È vero che un biglietto verde più forte e tassi americani in rialzo rappresentano un deterrente ad investire nel debito emergente, ma è altrettanto vero che i differenziali di rendimento più alti offerti dai titoli dei paesi in via di sviluppo e valute più deboli (e quindi svalutate) potrebbero far riemergere delle opportunità nei mercati emergenti. Soprattutto se si ricorre ad un approccio orientato alla selettività e alla ricerca di specifici fattori (dalle ricadute positive o negative del prezzo del petrolio ai prossimi cicli elettorali, fino alla vulnerabilità esterna del paese emittente). “In questo contesto gli investitori, a livello tattico, dovrebbero puntare sugli aggiustamenti in atto (crescita robusta ma che si sta stabilizzando, bassa inflazione, Banche Centrali ancora accomodanti e non allineate temporalmente) attraverso la ricerca del valore relativo, l’approccio bottom-up (selezione dei singoli emittenti e titoli) e la diversificazione delle strategie e degli stili di gestione” suggeriscono nell’articolo Mercati, siamo entrati in una fase di minori rendimenti i professionisti di AMUNDI. Secondo i quali merita particolare attenzione la gestione della liquidità: “Sarà di fondamentale importanza per due ordini di motivi. Agevolerà un rapido adeguamento e una rotazione dei portafogli, e, al contempo, fornirà un cuscinetto di protezione per la conservazione del capitale”.

LA SOLUZIONE ABSOLUTE RETURN DI SYZ AM


A proposito di conservazione e protezione, nell’articolo Strategia absolute return, diversificare oltre la coppia azioni-obbligazioni Fabrizio Quirighetti, Co-Head of Multi-Asset di SYZ Asset Management illustra la sua soluzione.
“La nostra strategia Absolute Return (ARI) potrebbe rappresentare la soluzione ideale per gli investitori alla ricerca di un portafoglio multi-asset difensivo – sottolinea Fabrizio Quirighetti, Potrebbe essere utilizzata per sostituire parte dell’allocazione al reddito fisso in caso di timori riguardanti il rischio di tasso d’interesse e di valutazioni obbligazionarie elevate in quanto si tratta sostanzialmente di una strategia obbligazionaria che utilizza in modo tattico le azioni e altre classi di attivi (come le valute) come fonte di diversificazione e rendimento”. La flessibilità è un elemento portante di questa strategia poiché, come spiega Quirighetti, “ha permesso di sovraperformare in mercati sottoposti a notevoli cambiamenti negli anni”.

LE PECULIARITÀ DELLE CONVERTIBILI


Infine, merita almeno una segnalazione il mercato delle obbligazioni convertibili, la cui particolarità consiste nell’offrire un rendimento inferiore rispetto all’obbligazione ordinaria di pari scadenza della stessa società ma garantendo al sottoscrittore la possibilità di convertire il bond in loro possesso in un titolo azionario della società sottostante ad un prezzo prefissato. Questa particolarità, sottolineata nell’articolo Obbligazioni convertibili, record di emissioni dal 2008 trainate dai tecnologici  rende questi bond interessanti per quegli investitori che, accontentandosi di una cedola meno generosa (rispetto a quella di cui godrebbero se acquistassero l’obbligazione ordinaria), contano molto sulla rivalutazione del prezzo dell’azione sottostante.
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