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Idee di investimento – Obbligazioni – 05 febbraio 2018

In vista del rialzo dei tassi si può ancora puntare su high yield, debito emergente e scadenze breve: meglio non esagerare invece sui titoli di stato periferici euro.

5 Febbraio 2018 09:49
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Il Global Fixed Income Study di Invesco rivela che quasi i 2/3 dei gestori si attendono un ritorno alle obbligazioni a discapito delle azioni mentre il credito alternative dovrebbe registrare un tasso di crescita minore. A rivelarlo è la prima edizione del Global Fixed Income Study, un report promosso da Invesco che ha approfondito il comportamento degli investitori nei mercati obbligazionari. Dall’indagine, i cui dettagli sono leggibili nell’articolo “Obbligazioni pronte ad attirare nuovi investimenti nei prossimi tre anni” e che ha coinvolto 79 professionisti tra specialisti obbligazionari e Chief Invesment Officer tra Asia, EMEA e Nord America, emerge infatti che quasi due terzi degli investitori (63%) si attendono un ritorno al reddito fisso core nel corso dei prossimi tre anni, spostandosi principalmente dai portafogli azionari. Gli investitori prevedono ancora un incremento nell’esposizione al credito alternative, seppur a tassi decrescenti, in quanto la preferenza verrà limitata da prezzi più elevati e da una contrazione delle opportunità. Le ragioni che tendono a frenare il ricorso al credito alternative, secondo alcuni intervistati, è da ricercarsi nel fatto che alcune sotto asset class di credito alternative (debito high yield, credito strutturato e, in misura minore, il direct lending) sono oggi costose.

È invece rialzista sulla sterlina britannica e posizionata sui titoli di stato UK a breve termine Marilyn Watson, Head of Global Fundamental FI Strategy di BlackRock. Scelte di portafoglio che la stessa Watson spiega in questo modo nell’articolo “Obbligazioni, dal Regno Unito una possibile risposta all’euro forte”: “L’inflazione CPI è pari al 3%, superiore all’obiettivo del 2% della Banca d’Inghilterra, mentre la disoccupazione è limitata al 4,3% (entrambe fonte: ONS, 25 gennaio 2018). Crediamo quindi che la banca centrale aumenterà i tassi di interesse quest’anno”. Rimanendo in tema di composizione del portafoglio d’investimento, Marilyn Watson aggiunge di avere una vasta gamma di posizioni diversificate nel debito dei mercati emergenti, tra cui quello di paesi quali Cina, Indonesia, Argentina e Russia.

Anche il team Global Fixed Income, Currency and Commodities Group di J.P. Morgan Asset Management guarda con moderato interesse al debito emergente. “Le banche centrali globali stanno gradualmente abbandonando le politiche espansive e non riteniamo che la BCE farà eccezione” riferisce nell’articolo “Obbligazioni, momento favorevole solo per high yield e debito emergente” il team, secondo il quale Draghi, prima o poi, dovrà modificare il suo orientamento di politica monetaria e alzare i tassi, probabilmente prima di quanto i mercati si attendano. Il team non giudica particolarmente interessanti, in questo contesto, le obbligazioni a basso rendimento dei governi dell’Eurozona a causa della scarsa protezione offerta contro gli aumenti dei tassi d’interesse. “Continuiamo pertanto a preferire gli strumenti con rendimenti più elevati, come ad esempio le obbligazioni societarie high yield statunitensi ed europee e i titoli di Stato dei mercati emergenti, in virtù della maggiore protezione contro i rialzi dei tassi e della minore sensibilità all’aumento dei rendimenti governativi” specifica il team.

Intanto, alla luce dei livelli massimi raggiunti dal mercato americano e dell’incertezza su timing e incisività dei rialzi della Federal Reserve, le opportunità offerte dal debito emergente meritano attenzione. Pictet Asset Management ha quindi deciso di aggiornare la propria offerta con il lancio in Italia del comparto Pictet-Short Term Emerging Local Currency Debt. Un prodotto, quest’ultimo, che nasce dal riposizionamento del fondo Pictet-Global Emerging Currencies e si concentra maggiormente sull’investimento in debito emergente di breve termine. “Riteniamo che l’investimento nei paesi emergenti, tramite questo nuovo comparto, possa tradursi in un’interessantissima opportunità di investimento soprattutto in un’ottica di breve periodo, beneficiando di duration più corte in previsione del rialzo dei tassi e considerando il buon merito creditizio ed il suo YTM (Yield To Maturity)” commenta nell’articolo “Debito emergente, focus sul breve termine in vista del rialzo dei tassi” Simon Lue-Fong, Head of Emerging Debt di Pictet Asset Management e gestore del fondo Pictet-Short Term Emerging Local Currency Debt.

Guardando invece alla zona euro, Nicola Mai, Responsabile della ricerca sul credito sovrano in Europa di PIMCO, suggerisce di non esagerare con i titoli di stato dei paesi periferici della zona euro. “Il tema dell’ottimismo ciclico della zona euro contrapposto alla fragilità a medio termine – spiega Nicola Mai – ci spinge ad adottare un atteggiamento abbastanza neutrale sul debito dei paesi periferici in questo frangente. I rendimenti dei titoli di Stato italiani (BTP) sono molto meno interessanti rispetto agli ultimi anni, ma offrono ancora una discreta fonte di carry (cedole aggiuntive rispetto ai titoli di stato tedeschi, ndr) nell’odierno contesto di valutazioni elevate”. Lo stesso Mai nell’articolo “Titoli di Stato, meglio non esagerare con i periferici della zona euro” aggiunge: “Il nostro ottimismo ciclico sulle prospettive per l’area euro suggerisce che potremmo assistere a un’ulteriore compressione degli spread (extra rendimenti rispetto ai bund tedeschi, ndr) italiani e spagnoli in futuro. D’altra parte, il nostro atteggiamento improntato alla cautela sul lungo termine ci dissuade dal sovrappesare nettamente questi attivi. Inoltre, l’incertezza a medio termine ci induce ad attribuire molto valore alla liquidità, lasciando le nostre esposizioni preferite ai titoli di Stato periferici concentrate su emittenti di maggiori dimensioni come l’Italia e la Spagna”.
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