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Idee di investimento – Azioni – 08 gennaio 2018

8 Gennaio 2018 10:13
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“Analizzare le aziende senza considerare il contesto sociale e ambientale che definirà le leadership future sta diventando insostenibile. Secondo noi, i vincitori saranno quei team dirigenziali, quei CdA, quegli investitori capaci di comprendere che sia il costo che il valore di una ‘licenza sociale’ per continuare a stare sul mercato stanno crescendo” puntualizza nell’articolo “Fattori ESG, un driver per definire, misurare e gestire gli investimenti” Jessica Ground, Global Head of Stewardship – ESG di Schroders, convinta che questi vincitori modificheranno i propri modelli aziendali per costruire, identificare e supportare le azioni che creeranno una vera sostenibilità aziendale. A questo proposito, per Jessica Ground, è importante che le compagnie adottino in questi ambiti degli standard elevati, per preparare i propri business al futuro. “A mano a mano che l’integrazione dei fattori ESG (ambientali, sociali e di governance aziendali) diventerà più comune, ora che tutti, dai più grandi fondi pensione del mondo in giù, sostengono i Principi per gli Investimenti Responsabili, dovremo aspettarci maggior attenzione sui risultati e sull’impatto di questo tipo di attività. A nostro avviso, il vero obiettivo dell’integrazione dei criteri ESG nel processo di investimento rappresenta una migliore allocazione del capitale, migliori decisioni di investimento, un driver per definire, misurare e gestire gli investimenti” conclude Jessica Ground.

Intanto l’euro ha iniziato il 2018 sul dollaro come ha fatto per tutto il 2017: rafforzandosi. Un trend che mette a rischio le prospettive del mercato azionario europeo. Le previsioni per quest’anno delineano la possibilità che l’Eurostoxx e lo Stoxx 600 possano registrare un rialzo del 10%. Tuttavia, come argomentato nell’articolo “Azionario Europa, l’euro forte può essere un freno” se la correlazione tra biglietto verde e borse europee vista nel 2017 proseguisse pure quest’anno, il cambio euro/USD potrebbe spingersi senza impatti significativi fino a 1,22 (adesso oscilla intorno a 1,20): dopo tale soglia i due indici azionari europei perderebbero probabilmente quota. Nel frattempo sarà fondamentale esaminare i risultati di bilancio del quarto trimestre 2017 per verificare le implicazioni dell’apprezzamento dell’euro sui margini e sui profitti delle società europee: sarà il primo importante indizio per capire se le attese degli utili 2018 delle imprese europee potranno essere rispettate oppure no. Una condizione non facile dal momento che le previsioni per i profitti del quarto trimestre 2017 sono piuttosto alte (+15,8%), in particolare per le piazze finanziarie di Madrid (+16,3%), di Francoforte (+33,7%) e di Milano (+41%). Dati ufficiali inferiori a tali parametri getterebbero ombre inquietanti sull’azionario europeo le cui valutazioni, sebbene inferiori rispetto a quelle di Wall Street (in termini per esempio di rapporto prezzo/utili e di rapporto prezzo/patrimonio netto), sono giustificate soltanto con utili in progresso.

Un altro tema in primo piano riguarda poi le criptovalute. Mentre non è chiaro se bitcoin & co. possano diffondersi a livello popolare, la tecnologia blockchain costituisce un’opportunità a lungo termine in settori come finanza, sanità e sharing economy. Secondo un recente studio di UBS, ripreso nell’articolo “Oltre le criptovalute: l’investimento “intelligente” si nasconde nella blockchain” si stima che la blockchain potrebbe aggiungere fino a 300-400 miliardi di dollari del valore economico annuale a livello mondiale entro il 2027. Gli analisti svizzeri sono arrivati alla conclusione che l’investimento nell’onda blockchain è simile all’investimento in internet a metà degli anni ’90. La blockchain potrebbe portare a significative implicazioni tecnologiche nel prossimo decennio ma, almeno per il momento, le lacune tecnologiche ancora da risolvere non rendono chiaro quali specifiche applicazioni saranno più utili o redditizie, mentre i ricavi e la redditività effettive associate all’industria sono attualmente limitate. Nonostante queste imponenti sfide, gli investitori che cercano le opportunità a lungo termine nella tecnologia blockchain possono cominciare a posizionarsi in due grandi gruppi: nei player tecnologici (nei settori software, semiconduttori e piattaforme internet) e nelle società innovative e di successo attive nella finanza, nella produzione di beni e servizi, nell’assistenza sanitaria, nelle utilities e nella sharing economy.

A livello settoriale quello del lusso e dei premium brands che da sempre è uno dei più importanti per quel che rappresenta (in termini di status simbol per gli acquirenti) e per le tendenze che è capace di esprimere in anteprima (come per esempio l’e-commerce e le applicazioni di alta tecnologia), resta uno degli osservati speciali per il 2018. Come argomentato nell’articolo “Lusso 2018, ai millennials piacciono trasparenza e sostenibilità”, sono tre le principali sfide del settore: il mercato cinese, l’e-commerce e i millennials. Dopo decenni di indiscussa leadership, il mercato statunitense e quello europeo saranno superati da quello della Cina che già nel 2017 ha mostrato tassi di incremento molto superiori alla media grazie anche ai programmi del governo di Pechino che spinge per la trasformazione della crescita del paese da ‘export oriented’ (orientata cioè alle esportazioni di beni e servizi) a ‘consumer oriented’ (incline a maggiori consumi interni). Per quanto riguarda invece l’e-commerce, l’unico canale di vendita del lusso e dei premium brands che potrà vantare tassi di crescita annuale a doppia cifra, saranno premiate le compagnie che investono in modo mirato e con strategie precise capaci di mettere in risalto gli aspetti distintivi del marchio anche in termini di trasparenza, dettagli e offerte per fidelizzare la clientela. Proprio la trasparenza, insieme alla sostenibilità, rappresenta un aspetto cruciale per i millennials (i nati tra il 1980 e i 1999), il cui peso specifico sul settore già nel 2017 è stato di assoluto rilievo ( si stima che il giro d’affari mosso da loro sia stato vicino al 40% del totale). Tenendo conto che i millenials non prediligono l’acquisto del bene di lusso per ostentarlo quanto piuttosto per l’elevato standard qualitativo e di rispetto ambientale.
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