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Idee di investimento – Obbligazioni – 27 marzo 2017

27 Marzo 2017 09:26
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Solo otto mesi fa il titolo a 10 anni del Tesoro americano rendeva meno dell’1,4%, spingendo gli investitori a caccia di un rendimento decente a comprare a man bassa le azioni delle grandi corporation che offrissero qualcosa in più, anche se l’equity è più a rischio del debito. Ma adesso il Treasury USA paga un rotondo 2,5%, che ha sorpassato di slancio il rendimento medio dei dividendi delle aziende di Wall Street più generose, che secondo i dati di FactSet alla chiusura di venerdì scorso era pari all’1,91% per quelle comprese nell’indice S&P 500. In pratica rende di più la cedola del T-Bond rispetto ai dividendi delle aziende più larghe di manica. Come si piega nel’articolo “T-bond, la vendetta: i titoli di Stato USA tornano competitivi”, gli investitori che sono attratti dal rendimento, ora potrebbero tornare a preferire le cedole del debito ai dividendi.

D’altra parte un fattore che potrebbe costituire un ostacolo all’acquisto delle obbligazioni e dei titoli di stato, l’aumento dei rendimenti, non dovrebbe preoccupare più di tanto gli investitori. Infatti, come argomentato nell’articolo “Investimenti obbligazionari, non c’è motivo per farsi prendere dal panico”, le implicazioni negative sugli investimenti a reddito fisso derivanti dall’aumento dei tassi non deve far trascurare le caratteristiche difensive delle obbligazioni. “Gli investitori sono giustamente prudenti nel considerare le implicazioni dell’aumento dei tassi – spiega Luke Farrell, direttore degli investimenti nel reddito fisso di Capital Group – ma non dovrebbero nemmeno sottovalutare i rischi per i mercati globali. Ecco perché, oggi più che mai, è importante investire in fondi obbligazionari che possano trarre vantaggio dall’aumento dei rendimenti e fornire una protezione dagli shock di mercato, mantenendo una scarsa correlazione con le azioni”.

Tra i titoli obbligazionari che presentano caratteristiche efficaci per difendersi dal rialzo dei tassi di interesse figurano i titoli high yield USA: le riforme fiscali e quelle in materia di commercio potrebbero avere implicazioni anche negative ma gli high yield USA mantengono comunque diversi fattori di supporto. “Nel breve termine, il rischio maggiore per il segmento obbligazionario societario high yield è quello politico: le riforme fiscali e quelle in materia di commercio negli Stati Uniti potrebbero infatti esercitare sia effetti positivi sia negativi sugli emittenti di questi titoli” sostiene nell’articolo “High yield USA, il rischio maggiore è quello politico” Jim Hurlin, Investment Specialist di Capital Group. Precisato questo, però, per il manager l’asset class presenta diversi fattori di supporto che la rendono ancora particolarmente attraente, anche in un contesto di rialzo dei tassi di interesse: dai rendimenti superiori a quelli delle obbligazioni investment grade e dei titoli di stato all’aumento dell’inflazione (che di solito tende a far restringere gli spread rispetto ai titoli di stato) fino alla duration (scadenza media delle emissioni) inferiore rendendo questa tipologia di titoli meno sensibile al rialzo dei tassi di interesse.

Un’altra asset class obbligazionaria interessante resta poi quella del debito societario emergente. In questo ambito, il maggior valore all’interno del debito emergente è, in particolare, in Brasile, Messico e Argentina. Lo sostiene nell’articolo “Corporate bond emergenti: il valore è in Brasile, Messico ed Argentina”, Dorthe Nielsen, Gestore obbligazionario societario mercati emergenti di GAM, che rivela di avere anche una discreta esposizione nell’Europa dell’Est e alcune scelte selettive su società russe e turche: al contrario il manager è meno positivo nei confronti di Medio Oriente e Asia. Dorthe Nielsen, in questa fase, predilige il segmento delle obbligazioni societarie con rating doppia e tripla B mentre, per quanto riguarda i fondamentali, preferisce investire nelle società operative sui mercati emergenti che abbiano una leva operativa sostanzialmente inferiore rispetto ai loro omologhi statunitensi, dal momento che il livello di rating si posiziona ad un gradino più basso.

Infine se, come argomentato nell’articolo “Mercato obbligazionario, sfruttare l’illiquidità per irrobustire i rendimenti” da Raymond Sagayam, Chief Investment Officer dell’area Fixed Income di Pictet Asset Management, dal 2008 il mercato del reddito fisso registra un calo della liquidità che però può essere sfruttata sia per aumentare la copertura del portafoglio e sia per incrementare il rendimento, vale la pena segnalare anche soluzioni d’investimento che cercano di offrire delle alternative all’investimento diretto in bond.

Come, per esempio, un paio di opzioni per i risparmiatori italiani abituati ad investire nel reddito fisso e che ora, in mancanza di opzioni valide nell’ambito dei titoli di stato italiani e nei bond bancari, tende a ridurre l’orizzonte temporale d’investimento privilegiano comunque le soluzioni che pagano una cedola periodica: Invesco Global Income Fund e Invesco Pan European High Income Fund. “Si tratta di due soluzioni basate su strategie flessibili, decorrelate dagli indici di riferimento di mercato, che possono investire in titoli azionari, obbligazionari di alta qualità e alternativi, prevalentemente a scopo di copertura del portafoglio: entrambi i comparti possono inoltre distribuire una cedola” precisa nell’articolo “Portafogli, come generare rendimenti interessanti preservando il capitale” Giuliano D’Acunti, Responsabile Commerciale di Invesco in Italia.
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