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Germania più vulnerabile di tutti ai dazi di Trump

L’industria dell’auto tedesca rischia grosso. Ma Berlino continua a preoccuparsi della disciplina di bilancio degli altri paesi, a partire dall’Italia. E c’è chi pensa a una clausola di espulsione dall’euro.

21 Marzo 2018 07:50
financialounge -  donald Trump euro germania Guerra commerciale italia Morning News

Forse la Germania dovrebbero preoccuparsi di più dei dazi di Trump e meno di introdurre nei trattati clausole per l’espulsione degli indisciplinati dall’euro, come ha proposto l’economista Clemens Fuest, presidente dell’Istituto di ricerca teutonico IFO dopo l’esito delle elezioni italiane, che ha premiato i partiti ritenuti populisti e euroscettici come M5S e Lega di Matteo Salvini.

GERMANIA A RISCHIO


A leggere quello che scrive Wolfgang Münchau sul Financial Times, infatti, la Germania sta rischiando uno ‘scacco matto in due mosse’ sul fronte che finora l'ha vista stravincere nell’arena economica globale, quello delle esportazioni, che le ha fatto accumulare un surplus stellare nella bilancia commerciale. Secondo il foglio londinese color salmone, la Germania è la più vulnerabile ai dazi di Trump se il presidente americano dovesse passare, come ha annunciato, dalla penalizzazione di acciaio e alluminio che scatta venerdì a misure sulle importazioni di auto.

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Il think-tank di Bruxelles Bruegel calcola che una barriera tariffaria del 35% sulle importazioni americane di auto europee costerebbe 17 miliardi di euro l’anno, il grosso a carico della Germania. Se a questo si dovesse aggiungere una Brexit ‘dura’, sarebbero dolori ancora più acuti. Secondo le statistiche più recenti, infatti, se gli Stati Uniti sono la principale destinazione delle esportazioni tedesche, la Gran Bretagna è la seconda, a livello globale.

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A questo si aggiunge un ulteriore problema, che la Germania, per le esportazioni, si è affidata a prodotti arrivate a fine ciclo, come per esempio le auto diesel, destinate a essere buttate nel giro di qualche anno del tutto fuori mercato dall’arrivo delle ibride e delle elettriche. Gli europei, ironizza il FT, potrebbero sempre rispondere con dazi sul burro di arachidi o sul succo di arancio della Florida e della California. Forse non è un caso che la Borsa di Francoforte, da quando il Toro di Wall Street ha pensato bene di tirare il fiato e mettersi seduto, è quella che accusa più duramente il colpo quando gli altri mercati arretrano.
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