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Debito pubblico Italia, perché è strategico allungare la scadenza

6 Marzo 2015 10:10
financialounge -  debito pubblico J.P. Morgan Asset Management Maria Paola Toschi
Grazie ai tassi di interesse sempre più bassi, il Tesoro ha annunciato che lancerà in ogni asta di metà mese titoli con scadenza 15 o 30 anni. Lo ha precisato Maria Cannata, responsabile della direzione del debito pubblico al Mef, lo scorso 27 febbraio ribadendo che il target del nostro paese è ora quello di allungare la vita del debito pubblico approfittando di tassi di interesse eccezionalmente ridotti: basti pensare che nell’ultima asta di febbraio 2015 il Tesoro italiano ha collocato i BTP decennali a 1,36%, contro un tasso medio del 4,4% da quando è partito l’euro e del 4,3% delle aste degli ultimi 5 anni.
L’Italia ha visto un picco del rendimento del BTP a 10 anni nel novembre 2011, a 7,3%: da allora il nostro paese ha beneficiato della fase di calo dei tassi che ha riguardato non solo i paesi europei ma tutti i mercati obbligazionari globali. Si sta infatti assistendo a una fase senza precedenti di tassi ai minimi storici e in molti casi anche di tassi negativi. Un contesto molto favorevole all’Europa grazie anche alla Bce che, negli ultimi anni, ha compiuto uno sforzo grandioso nel ristabilire un contesto di minore rischio introducendo una serie di strumenti monetari non convenzionali tra cui LTRO, OMT e TLTRO. Tutto ciò ha riportato gli investitori in Europa e ha ridotto il rischio e quindi i tassi.
L’Italia a questi fattori di sistema, associa anche fattori specifici. La maggiore stabilità politica di questi ultimi mesi, rispetto al passato, qualche primo segnale di determinazione nel portare avanti le riforme strutturali hanno contribuito a schiacciare lo spread verso il bund all’attuale livello inferiore ai 100 punti base. Il calo dei tassi ha interessato tutte le principali scadenze italiane, con i tassi sul BTP a 2 e 5 anni oggi rispettivamente a 0,21% e 0,59%. Insomma un quadro particolarmente favorevole che deve essere opportunamente sfruttato dal Tesoro per allungare la vita media dei titoli di stato del paese in modo da stabilizzare e rendere sostenibile il debito nel medio lungo termine.
“Si tratta di una fase eccezionale che favorisce la riduzione del costo del debito. Infatti i bond in scadenza ogni anno vengono sostituiti con nuove emissioni a tassi molto inferiori. Il momento è anche favorevole per continuare ad allungare la scadenza media dei titoli del Tesoro senza aggravio del costo. Il Tesoro ha costantemente operato l’allungamento della scadenza media del debito: a gennaio di quest’anno è stata emessa una obbligazione trentennale per 6,5 miliardi di euro, proprio con questo obiettivo” commenta Maria Paola Toschi, Market Strategist JP Morgan Asset Management per la quale si tratta tuttavia di un processo molto lungo e graduale, dato che le nuove emissioni hanno un impatto marginale limitato sullo stock in essere del debito.
“Ma è un processo continuo se si pensa che agli inizi degli anni ’80 la scadenza media del debito era di 1 anno, cosa che aveva contribuito all’esplosione del debito e del costo del debito che a quel tempo era vicino al 20%. Più di recente l’allungamento della vita media si è interrotto nel 2010 quando aveva superato i 7 anni, ed è ripreso nel 2014 grazie alle migliori condizioni dei mercati e della situazione italiana. A fine 2014 la scadenza media è scesa rispetto a un anno prima da 6,43 a 6,38 anni. La composizione dei titoli di Stato alla fine del 2014 rispetto a un anno prima conferma questo sforzo soprattutto con un calo della presenza di BOT da 8,2% a 7%. Il 2015 offre una buona occasione per proseguire questo sforzo. Infatti nel corso dell’anno su 300 miliardi di titoli del debito pubblico in scadenza, circa il 41% sono rappresentati da BOT. La forte ricerca di rendimento degli investitori e la maggiore credibilità politica dell’Italia può aiutare il Tesoro italiano a collocare scadenze più lunghe continuando nel processo di ottimizzazione della composizione del debito” conclude Maria Paola Toschi.
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