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Mercati in allarme: non per lo spread, ma per i BOT

Fino a un paio di settimane fa era solo speculazione professionista che lucrava sulle incertezze italiane. Poi i timori di uscita dall’euro hanno fatto schizzare i tassi a breve, in particolare dei BOT, mandando un segnale molto negativo agli investitori.

31 Maggio 2018 07:50

Fino a 15 giorni fa l'investitore che sta a Singapore o Seul seguiva con occhio distratto le vicende italiane, il solito spread che balla un po' dopo le elezioni. Poi è successo qualcosa che ha fatto scattare l'allarme e le vendite, perché ha instillato il dubbio che l'Italia avrebbe potuto abbandonare l'euro. Parliamo ovviamente di un tipo di investitore che non sta a decifrare se un politico italiano non ha detto quello che pensava o non pensava quello che ha detto. Gli basta il dubbio per farlo fuggire.

L’ANDAMENTO DEI BOT


Soltanto 15 giorni fa infatti, il rendimento del BOT annuale 14.5.2019 (codice Isin: IT0005332413) offriva un tasso di interesse negativo, pari a -0,36%). Martedì 29 maggio invece ha chiuso con un rendimento positivo di +0,32%, con un prezzo di acquisto finalmente ben al di sotto della pari. Ancora più ampia la forbice di rendimento tra il CTZ scadenza 30.3.2020 (codice ISIN: IT0005329336) che, da un rendimento negativo di -0,18%, è balzato nel giro di due settimane ad un rendimento del +1,64%.  Una delle conseguenze che la turbolenza e le incertezze politico - istituzionali italiane hanno scatenato sui mercati finanziari. Per certi versi, questo movimento su questi titoli a breve scadenza, di fatto dei veri e propri zero coupon, può essere considerato più allarmante dell’allargamento dello spread tra il BTP a 10 anni e l’equivalente tedesco. Scopriamo insieme perché.

SPREAD, IL RITORNO


Lo spread è il differenziale di rendimento tra un titolo obbligazionario ed un altro di pari scadenza. Quando si parla di spread, come (purtroppo) in questi giorni, si fa riferimento in particolare al differenziale tra il BTP a 10 anni e il Bund decennale tedesco. Ebbene, come mai questo spread è tornato protagonista sui mercati? Per capirlo occorre ripercorre le tre fasi che lo hanno ingigantito.

IL RUOLO DEGLI SPECULATORI


In primis era stato segnalato dagli addetti ai lavori un posizionamento ribassista da parte di alcuni importanti hedge fund internazionali sugli asset italiani, sia sulle blue chip di Piazza Affari che sui titoli di Stato. Speculatori che, già dall’autunno scorso, non avevano nascosto le loro intenzioni di lucrare su un possibile momento di instabilità politica del nostro paese dopo le elezioni previste per la primavera.
Ma più che di una crisi italiana in grado di contagiare la zona euro, si trattava di una ‘scommessa’ al ribasso su un’instabilità del nostro paese probabilmente destinata a rientrare. La dimostrazione sta nel fatto che sono emerse diverse posizioni speculative che prevedevano, da un lato una puntata al ribasso sui titoli di Stato italiani , e dall’altro una puntata al rialzo sui governativi di Madrid, quindi una speculazione che escludeva un pericolo di contagio ai paesi periferici della zona euro.

LA “BOZZA” DI GOVERNO


Ma il 15 maggio, non appena viene diffusa una bozza del documento sul programma di governo che Lega e Cinque Stelle stavano mettendo a punto, la situazione è radicalmente cambiata. Nella bozza figuravano due punti - ridiscussione delle regole sull’euro e possibile azzeramento del debito pubblico italiano detenuto dalla BCE - che hanno allarmato gli investitori. La percezione immediata è che ci fosse il pericolo di una possibile uscita dell’Italia dall’euro. A nulla è servito l’immediata spiegazione che si trattava di una bozza ‘ormai superata e accantonata’ dai vertici dei due aspiranti partiti di governo Giallo-Verde, che specificavano che nella versione definitiva del programma non c’era nessun riferimento ai due punti controversi. Il dubbio resta, la volatilità si impenna e a farne le spese sono i titoli di Stato e le azioni italiane che da quel momento hanno pochi acquirenti sul mercato e molti venditori.

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EFFETTO REPLICANTI


A tutto questo caotico precipitare della situazione, si deve poi aggiungere l’effetto di alcuni meccanismi automatici del mercato. Gli ETF, che devono replicare un preciso indice o di Borsa o obbligazionario, sono ‘costretti’ a vendere azioni italiane, BOT, CTZ e BTP, per alleggerire le posizioni in portafoglio e riportarle al nuovo peso che questi asset hanno negli indici. Inoltre, diversi gestori speculativi (non soltanto hedge fund ma anche traders) utilizzavano i titoli di stato italiani a breve per lucrare sul differenziale di rendimento favorevole tra BOT e BTP e titoli di stato tedeschi. Il nuovo scenario di mercato li costringe a vendere le posizioni sui governativi italiani per non incorrere in ingenti perdite.

SI SVEGLIANO GLI ISTITUZIONALI


Negli ultimi giorni, poi, sono scattate le mosse dei grandi investitori internazionali, come fondi pensione, fondi sovrani, ecc., che, alla luce di una instabilità di mercato che si sta propagando al di fuori dell’Italia e della zona euro, cercano rifugio nelle asset class ritenute in questi casi più sicure, come Bund tedeschi, franchi svizzeri e titoli di stato USA.

COME LEGGERE LO SPREAD


Ecco quindi che se l’allargamento dello spread sui titoli a 10 anni è senz’altro importante come misura immediata (sebbene approssimativa) del merito di credito italiano percepito dagli investitori, l’allargamento invece del differenziale sui titoli a breve, testimoniato dal balzo del rendimento di BOT, CTZ e BTP a due e tre anni, è un allarme su una potenziale crisi di liquidità dello Stato Italiano. Non dimentichiamo che il Tesoro italiano ogni anno deve finanziarne il debito pubblico in scadenza per circa 400 miliari di euro, circa 33-34 miliardi al mese.

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RICADUTE SUL DEBITO


Se lo spread a 10 anni balza da 130 a 300 punti base, gli effetti si possono riverberare sui conti pubblici solo nel medio lungo termine e solo se tale differenziale si mantiene su livelli alti. Ma se lo spread sui titoli di Stato italiani a breve termine si impenna gli impatti sui conti pubblici sono immediati: solo per fare un esempio pratico, le aste di maggio di Bot a 6 mesi, CTZ e del BTP Italia hanno presentato un extra costo di circa 144 milioni rispetto ad aprile. Per non parlare dei rischi di un impatto su Euribor e sulle imprese.
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