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Banche centrali, forse è il momento giusto per un cambiamento

Le politiche monetarie ultraespansive delle banche centrali di tutto il mondo hanno evitato il disastro dopo la crisi del 2008, ma ora è necessario un cambiamento.

28 Settembre 2016 10:14
financialounge -  banche centrali David Lafferty Natixis Investment Managers politica monetaria

Le autorità monetarie di tutto il mondo hanno messo in campo tutte le opzioni per scongiurare il disastro dopo lo scoppio della crisi finanziaria del 2008. Queste hanno spaziato dai tassi ai minimi storici (a zero e, addirittura, negativi) alle operazioni di finanziamento diretto alle banche, dal quantitative easing sui titoli di stato all’acquisto di titoli societari e ora, persino, alla possibilità del cosiddetto helicopter money (cioè alla distribuzione più o meno diretta del denaro alle famiglie e alle imprese).
Per questo le banche centrali andrebbero apprezzate per la loro preoccupazione e per le intenzioni creative per l'uso flessibile degli strumenti di politica monetaria, grazie alle quali l'economia globale è stata mantenuta in vita.

Ma ora qualcosa sta cambiando e lo stesso messaggio (politiche monetarie sempre più ultra espansive) può fare più male che bene. Infatti, mentre il recupero / espansione globale sta entrando nel suo ottavo anno, la politica monetaria straordinaria sembra scollegata da un mondo che sta crescendo lentamente ma non è affatto in crisi.
"Oggi, le banche centrali stanno forse facendo più male che bene. Le politiche monetarie straordinarie sembrano disconnesse da un mondo che sta crescendo piano ma non è in profonda crisi” fa sapere David Lafferty, Chief Market Strategist di Natixis Global Asset Management che poi aggiunge: “I consumatori e le aziende possono non comprendere le sfumature tecniche dei tassi negativi o dell’helicopter money (dell’immissione di denaro direttamente a imprese e famiglie), ma certamente riconoscono che le politiche estreme possono essere giustificate solo da un outlook disastroso”.

Questa disconnessione non spinge i consumatori ad acquistare e non incoraggia i manager e gli imprenditori ad investire; dopo otto anni, le politiche che una volta aiutavano la fiducia la stanno ora minando, diminuendo o, addirittura, annullando i benefici veri che i bassi tassi avrebbero dovuto generare.

È quindi arrivato il momento per un cambiamento per le politiche monetarie? Certo, la normalizzazione delle politiche monetarie presenta dei rischi: alzare i tassi (come nel caso per esempio della Federal Reserve) o ridurre il programma di acquisti di asset (come nel caso della Bce e della Bank of Japan) potrebbe rallentare ulteriormente l'economia globale e forse anche causare la prossima recessione. Tuttavia, pur riconoscendo questi rischi, sembra probabile che le banche centrali abbiano raggiunto un punto di svolta in cui gli effetti collaterali negativi della politica straordinaria sembrano superare i benefici, peraltro sempre decrescenti.
Questi effetti collaterali includono:

  1. Una maggiore probabilità di bolle di asset finanziari.

  2. L'aumento delle passività e le pressioni sul bilancio per le banche, le compagnie di assicurazione e i fondi pensione.

  3. Una maggiore tendenza per le persone a risparmiare di più per compensare rendimenti più bassi.

  4. I tassi innaturalmente bassi stravolgono le regole di competitività ed efficienza e consentono alle aziende fatiscenti di rimanere in vita a tempo indeterminato.

  5. Una comoda scusa per i politici per sottrarsi alle proprie responsabilità di attuare riforme strutturali e di fornire stimoli fiscali.

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