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Azioni vs oro, arriva il momento della verità

7 Aprile 2016 09:19
financialounge -  mercati azionari oro
Dall’inizio dell’anno l’oro è stata una delle migliori asset class (se non la migliore in assoluto) in termini di performance: dal primo gennaio al 31 marzo scorso la quotazione del metallo giallo è salita infatti del 16,7% in dollari USA e del 12% in euro. Al contrario, le azioni sono state tra le peggiori (indice MSCI world delle Borse mondiali giù del -5,6% nel primo trimestre dell’anno). Tuttavia, come fanno notare alcuni attenti osservatori, in concomitanza della ripresa del mercato azionario (cioè dall’11 febbraio, minimo del 2016) a fronte di un consistenze rimbalzo degli indici di Borsa (l’S&P500 di Wall Street per esempio ha messo a segno un +13%) l’oro ha perso soltanto il 2 per cento. Come mai?

Sembrerebbe che, dopo la partenza in forte retromarcia delle Borse a inizio anno, che ha preso in contropiede molti gestori di portafoglio, si sia creata una platea di investitori internazionali con importanti posizioni in asset rifugio (Treasury USA, bund tedeschi, e oro) che, non solo non hanno venduto ma hanno acquistato sulla debolezza dei titoli in portafoglio.

Inoltre se è vero che la volatilità è scesa dai picchi di metà febbraio (a dimostrazione che le maggiori tensioni sui mercati sono decelerate), è altrettanto vero che il rendimento reale (cioè al netto dell’inflazione) di alcuni beni rifugio (come i Treasury USA) è nel frattempo ulteriormente diminuita: se questi titoli «sicuri» rendono sempre meno allora meglio puntare sull’oro che resta un bene rifugio non cartaceo e valido per tutte le stagioni.

Detto questo, secondo gli esperti ora le cose possono essere due: o ci sarà una correzione dell’oro o una delle Borse. Sembra infatti piuttosto improbabile che le azioni possano continuare a salire senza una caduta del prezzo dell’oro (a meno che non ci siano davvero i timori seri per l'inflazione, nel qual caso entrambe le asset class potrebbero salire in quanto ritenute valide alternative anti inflazione). Allo stesso modo, qualsiasi progresso dell’oro da questi livelli è improbabile che possa essere associato ad un rialzo dei prezzi azionari. La risposta, quindi, dipenderà dai flussi di dati economici. In assenza di un rallentamento della crescita globale che si temeva nei primi due mesi dell'anno, quello visto venerdì 1 aprile sul mercato americano (con l’S&P500 in rialzo del e l’oro in ribasso), potrebbe rappresentare la dinamica normale dei mercati globali. Anche perchè, al momento, non vi è alcuna prova consistente di decelerazione globale.

In questo contesto, i dati economici di venerdì 1 aprile possono risultare istruttivi: creazione di oltre 200 mila posti di lavoro negli Stati Uniti in marzo, indagine dell’ISM Manufacturing index americano salito sopra 50 a 51.8 (con i nuovi ordini a quota 58,3, il livello ​​più alto dal novembre 2014). Inoltre il PMI della Cina è migliorato in marzo, come molti altri in tutta l'Asia.
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