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Azioni, cosa fare se le previsioni sugli utili 2017 saranno riviste al ribasso

Le previsioni sugli utili 2017 rischiano di essere riviste al ribasso: senza politiche monetarie accomodanti e con un aumento dei tassi le azioni potrebbero soffrire.

4 Novembre 2016 09:43
financialounge -  Credit Suisse Gérald Moser mercati azionari mercati emergenti

Al 28 ottobre scorso, erano già 290 le società dell’indice S&P500, pari quindi a circa il 60% del totale, ad aver pubblicato i dati trimestrali. Ebbene, in base a questo campione rappresentativo, la crescita degli utili del terzo trimestre 2016 delle aziende USA si posiziona al +3%. Si tratterebbe di un risultato positivo (soprattutto alla luce del fatto che sono cinque i trimestri consecutivi precedenti a questo che hanno visto i profitti delle aziende dell’S&P500 diminuire rispetto allo stesso trimestre di un anno prima) ma che conferma, comunque, una tendenza ormai consolidata: le stime dei profitti aziendali tendono a diminuire a mano a mano che i dati ufficiali vengono resi noti.

Basti pensare che al primo gennaio le stime sulla crescita degli utili del terzo trimestre 2016 dell’S&P500 erano al +8,3% per poi scendere al +4,8% in aprile. Stessa dinamica in Europa. Le previsioni degli analisti di Thomson Reuters a inizio anno sui profitti del terzo trimestre 2016 delle aziende dello Stoxx 600 (il paniere delle 600 società quotate europee più importanti) si attestavano al +9,9%: ma ad aprile erano già scese al -2,9%, per poi essere riviste al ribasso a luglio (-6,3%) mentre quelle effettive, basate sui dati pubblicati finora da 98 aziende, parlano di utili in contrazione del 9,9%.

Secondo Gérald Moser, Head of Equity Strategy di Credit Suisse, le azioni globali stanno evidenziando un movimento laterale da metà luglio, muovendosi all’interno di un range ristretto del 3% con previsioni sugli utili eccessivamente ottimiste. Per Gérald Moser la possibilità che le azioni tendano a correggere sono alte per almeno tre ordini di motivi.

In primis, dovrebbe diminuire il supporto delle banche centrali e, in parallelo, pure quello derivante dalla flessione dei rendimenti obbligazionari: due fenomeni che hanno contribuito a sostenere le azioni nel corso dell’estate. In secondo luogo sebbene la stagione degli utili per il terzo trimestre 2016 sia iniziata relativamente bene negli USA, le previsioni sui profitti per il 2017 sono verosimilmente troppo ottimistiche. È infatti difficile prevedere che improvvisamente la crescita degli utili passi al 12%, come suggerito attualmente dalle previsioni di consenso. In terzo luogo, in assenza del sostegno delle banche centrali e senza ulteriori flessioni dei rendimenti obbligazionari, aumenterà da parte degli investitori una maggiore attenzione alle valutazioni : ipotizzando una crescita degli utili più realistica (6%) nel 2017, il rapporto prezzo / utili (p/e) dell’S&P500 sarebbe proiettato a quota 16,5, un livello molto caro rispetto ai dati storici decennali.

Alla luce di queste considerazioni Gérald Moser punta su regioni e paesi che possano garantire una crescita. L’attenzione del manager è rivolta principalmente sulle azioni dei mercati emergenti che, nel loro insieme, traggono vantaggio da una ripresa dei prezzi delle materie prime. Entrando nello specifico Gérald Moser predilige la Cina, l’India e la Corea del Sud, a conferma di una preferenza per l’Asia rispetto agli altri mercati emergenti: Gérald Moser è infatti convinto che l’Asia possa resistere meglio a un eventuale rialzo dei tassi negli USA a dicembre.

“Ci piace poi l’Australia che beneficia della ripresa dei prezzi delle materie prime e che trae vantaggio dalla sua esposizione verso l’Asia: la Borsa di Zurigo, una piazza finanziaria difensiva, potrebbe invece fornire un riparo qualora il nostro giudizio negativo sulle azioni si manifestasse effettivamente. A livello di settori, infine, privilegiamo quelli che offrono una solida crescita dei ricavi, come la tecnologia e quello sanitario“ conclude Gérald Moser.
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