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Azionario Europa, l'euro forte può essere un freno

L’euro ha iniziato il 2018 sul dollaro come ha fatto per tutto il 2017: rafforzandosi. Un trend che mette a rischio le prospettive del mercato azionario.

4 Gennaio 2018 09:30
financialounge -  dollaro euro mercati azionari profitti aziendali Wall Street

Il 2018 è iniziato con un dollaro debole e un euro che si rafforza, sulla scia di quanto accaduto lo scorso anno durante il quale, a dispetto di tutte le previsioni che indicavano una valuta americana forte, il biglietto verde ha perso oltre il 12 per cento rispetto alla moneta unica europea. Una dinamica che ha fatto sentire gli effetti, negativi, sui listini azionari europei. Basti pensare che, se nei primi 5 mesi del 2017, a fronte di un dollaro che ha perso il 3,2% rispetto all’euro, l’indice Eurostoxx è riuscito a guadagnare l’11,7% e lo Stoxx 600 il 9,5%. Dal 9 maggio a fine dicembre la debolezza del dollaro (-9,3% rispetto all’euro) ha frenato le borse europee (Eurostoxx -1,5% e Stoxx 600 -1,7%).

Le previsioni per quest’anno delineano la possibilità che l’Eurostoxx e lo Stoxx 600 possano registrare un rialzo del 10%. Tuttavia, se la correlazione tra biglietto verde e borse europee vista nel 2017 proseguisse pure quest’anno, il cambio euro/USD potrebbe spingersi senza impatti significativi fino a 1,22 (adesso oscilla intorno a 1,20): dopo tale soglia i due indici azionari europei perderebbero probabilmente quota.

APPROFONDIMENTO
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Nel frattempo sarà fondamentale esaminare i risultati di bilancio del quarto trimestre 2017 per verificare le implicazioni dell’apprezzamento dell’euro sui margini e sui profitti delle società europee: sarà il primo importante indizio per capire se le attese degli utili 2018 delle imprese europee potranno essere rispettate oppure no.

APPROFONDIMENTO
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Una condizione non facile dal momento che le previsioni per i profitti del quarto trimestre 2017 sono piuttosto alte (+15,8%), in particolare per le piazze finanziarie di Madrid (+16,3%), di Francoforte (+33,7%) e di Milano (+41%). Dati ufficiali inferiori a tali parametri getterebbero ombre inquietanti sull’azionario europeo le cui valutazioni, sebbene inferiori rispetto a quelle di Wall Street (in termini per esempio di rapporto prezzo/utili e di rapporto prezzo/patrimonio netto), sono giustificate soltanto con utili in progresso.
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