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Asia, una nuova crisi come nel '97 è improbabile

7 Settembre 2015 10:28
financialounge -  cina Columbia Threadneedle Investments Federal Reserve mercati valutari Renminbi settore immobiliare tassi di interesse
La correzione degli indici azionari cinesi ha contribuito a far precipitare quelli delle Borse asiatiche. In realtà, tuttavia, i listini del Far East hanno cominciato a segnalare un affaticamento già da metà aprile, e cioè da quando hanno iniziato ad intensificarsi le probabilità di un imminente rialzo dei tassi americani da parte della Fed.

Basti pensare che l’MSCI Asia ex Japan, il paniere di Borsa che misura l’andamento di tutti i mercati azionari del Pacifico con l’esclusione di Tokyo, evidenzia un calo del 23% dal massimo di aprile. Una correzione che, inevitabilmente, ha richiamato alla memoria degli investitori la profonda crisi del 1997, quando le economie asiatiche furono travolte da una crisi finanziaria che portò a pesanti svalutazioni delle monete mentre le Borse persero oltre la metà del loro valore tra luglio ’97 e gennaio ’98.

“Sebbene i mercati abbiano subito una correzione significativa, non crediamo che la Cina e i mercati asiatici più in generale stiano per attraversare una crisi economica o finanziaria” tengono a sottolineare gli esperti di Columbia Threadneedle Investments, secondo i quali è importante ricordare che un mercato delle azioni A in Cina con valutazioni elevate non è di per sé un riflesso dell’economia reale: d’altra parte, il rally del mercato delle azioni A nella prima metà del 2015 ha avuto luogo nonostante il continuo rallentamento dell’economia.

I professionisti di Columbia Threadneedle Investments sono convinti che l’impatto di una brusca correzione del mercato sull’economia in generale sarà probabilmente relativamente contenuto, specie dal momento che il mercato immobiliare ha iniziato a registrare una ripresa: diversi economisti hanno quantificato l’impatto della recente volatilità del mercato, stimando che potrebbe erodere la crescita del PIL cinese dello 0,5% nel secondo semestre.

“Per l’Asia nel suo insieme, il ripetersi della crisi del 1997-98 è improbabile. Le monete non sono sopravvalutate, le spinte inflazionistiche sono modeste e i conti con l’estero della maggior parte dei paesi sono molto più solidi. Inoltre, non crediamo che gli interventi della Cina per deprezzare il renminbi siano l’inizio di un processo di svalutazione competitiva, una mossa che in passato ha messo le valute asiatiche sotto pressione” puntualizzano gli esperti di Columbia Threadneedle Investments che poi aggiungono: “Se la volatilità del mercato azionario potrebbe finire per tradursi in un calo della fiducia e in ulteriori riduzioni degli utili, la flessione dei prezzi del petrolio avrebbe di fatto un impatto positivo a medio termine sui mercati asiatici, dato che la maggior parte dei paesi della regione sono importatori di petrolio. Inoltre, la possibilità che la Fed rinvii i rialzi dei tassi va vista come un fattore positivo per i mercati emergenti. A fronte di valutazioni in questa regione che iniziano ad avvicinarsi ai minimi della crisi, gran parte del potenziale di ribasso è già probabilmente scontata nelle quotazioni”.
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