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Andrea Iannelli

Europa e USA, le obbligazioni indicizzate all’inflazione nascondono opportunità

Nonostante l’affievolirsi del reflation trade, l’asset class si conferma un prezioso strumento di diversificazione del portafoglio.

11 Agosto 2017 14:21
financialounge -  Andrea Iannelli diversificazione Fidelity International inflazione mercati obbligazionari

Nonostante il peggioramento delle prospettive relative all’’inflazione globale, le obbligazioni indicizzate alla stessa inflazione (inflation linked) rimangono un prezioso strumento di diversificazione del portafoglio d’investimento.

Ne è convinto Andrea Iannelli, Investment Director per l’obbligazionario di Fidelity International, che pur concordando sul fatto che “le prospettive sono meno chiare rispetto a un anno fa” sottolinea come la recente sottoperformance abbia creato opportunità in alcune aree dell’asset class.

Dunque, esistono ancora dei potenziali fattori inflazionistici. In particolare negli USA, dove prima delle difficoltà dovute alle tensioni con la Corea del Nord, si è assistito a una rivalutazione del “Trump trade”.

“Guardando al futuro – ha commentato Iannelli - prevediamo che l'IPC primario statunitense rimarrà scarso, attestandosi il prossimo anno intorno all'1,5%. Rispetto a quanto avevamo previsto, le valutazioni dei breakeven risultano interessanti ai livelli attuali. Gli investitori non credono più alla possibilità di riforme significative negli USA, pertanto qualunque passo avanti del Congresso riguardante le imposte o gli investimenti costituirebbe una sorpresa positiva. Analogamente, è probabile che le politiche protezionistiche che potrebbero determinare un rialzo straordinario dell'inflazione statunitense vengano nuovamente inserite in agenda. Infine, il recente indebolimento del dollaro USA potrebbe tradursi in un aumento dei prezzi dei beni nel 2018, a sostegno delle aspettative inflazionistiche e dei breakeven statunitensi”.

Per quanto riguarda l’Europa, secondo le previsioni di Fidelity nel 2018 l’inflazione rimarrà in un range compreso tra l’1 e l’1,5%, ostacolata sia dal mancato rialzo dei salari che dall’apprezzamento dell’euro. Elementi che rappresentano una sfida per la BCE, che sembra intenzionata ad annunciare un’ulteriore graduale riduzione del programma di QE da gennaio 2018. “Ma potrebbe adottare un approccio molto cauto e flessibile – specifica Iannelli - per tutelarsi da eventuali sorprese negative sul fronte della crescita. Sebbene le prospettive per l'inflazione dell'Eurozona appaiano favorevoli, il mercato le sta già scontando e le valutazioni giustificano una posizione di sovrappeso in considerazione del rapporto rischio/rendimento asimmetrico”.
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