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Alessandro Aspesi

Strategie obbligazionarie, come tenere conto di ciascun fattore di rischio

Oltre al rischio di rialzo dei tassi di interesse, nell’allestire il portafoglio si deve tenere conto del rischio di credito, dell’inflazione e del rischio di cambio.

23 Maggio 2017 09:52
financialounge -  Alessandro Aspesi Columbia Threadneedle Investments gestione del rischio inflazione rischio di cambio rischio di credito

Il mercato obbligazionario non è affatto privo di rischi. I rischi, però, non solo sono di vario tipo ma si possono presentare in momenti diversi creando opportunità. Adottare un approccio flessibile per bilanciare questi rischi può aiutare a generare rendimenti complessivi stabili nell’arco di un ciclo di mercato completo. Queste tre semplici puntualizzazioni costituiscono l’impalcatura per una strategia obbligazionaria bilanciata in funzione dei vari rischi di mercato e, al contempo, capace di generare performance competitive.

A proposito di rischi, gli investitori obbligazionari tendono a concentrarsi sui tassi d'interesse e a preoccuparsi del fatto che quando i tassi salgono il valore delle obbligazioni diminuisce. “Tuttavia, i tassi d'interesse sono solo uno dei vari aspetti in gioco, e il timore che stiano aumentando non deve necessariamente tenerci del tutto lontani da questo mercato” fa sapere Alessandro Aspesi, Country Head Italy di Columbia Threadneedle Investments, secondo il quale esistono tre fattori di rischio aggiuntivi che creano opportunità d'investimento: rischio di credito, inflazione, rischio di cambio.

“Per esempio, i titoli obbligazionari high yield o i prestiti a tasso variabile, non sono tanto influenzati dal rischio di tasso d'interesse quanto piuttosto dalla probabilità di insolvenza, ossia il rischio che un emittente obbligazionario non paghi gli interessi maturati o non rimborsi il capitale alla scadenza. Nel momento in cui l’economia, come in questa fase, mostra segnali di solido recupero (e le società registrano una crescita vigorosa), può rivelarsi vantaggioso esporsi a questa tipologia di titoli, e viceversa durate le prime fasi di recessione o di fine del ciclo espansivo” spiega Alessandro Aspesi, che poi passa al nemico storico degli investitori obbligazionari: l’inflazione.

“Anche in questo caso, però, alcune emissioni tengono conto dell'aumento dell'inflazione, come ad esempio i Treasury inflation-protected securities (TIPS) e permettono di proteggere i portafogli da questa tipologia di rischio”.

Infine, non va trascurato il rischio di cambio: la volatilità delle valute (sia al rialzo che al ribasso) può infatti avere un impatto significativo sui rendimenti. È interessante notare come tutti questi fattori di rischio presentino una bassa correlazione reciproca: questo permette di bilanciare nel portafoglio ciascun fattore di rischio in rapporto agli altri.

“Quasi sempre, c'è un'area in grado di generare rendimenti date le condizioni di mercato prevalenti, proteggendo al contempo i portafogli dall'impatto negativo di un aumento dei tassi o di un ciclo del credito sfavorevole: può esserlo il rischio di tasso oppure quello di credito, può dipendere dal trend dell’inflazione o dall’andamento delle valute” conclude Alessandro Aspesi.
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