Chris Wagstaff

Le 8 regole d’oro per individuare i gestori attivi

18 Settembre 2015 09:40
financialounge -  Chris Wagstaff Columbia Threadneedle Investments gestione attiva
“Dal momento che le prospettive future indicano rendimenti a lungo termine più modesti rispetto al passato, è necessario spostare l’enfasi del dibattito sulla gestione attiva e passiva sull’individuazione di quei gestori verosimilmente in grado di generare valore e pertanto di conseguire i risultati d’investimento desiderati” puntualizza nella sua analisi sulla gestione attiva Chris Wagstaff, Head of Pensions and Investment Education, Columbia Threadneedle Investments.

Secondo il manager, sebbene il dibattito sui pro e i contro della gestione attiva e passiva imperversi da oltre 50 anni, per troppo tempo si è focalizzato sulle performance relative e sui costi, anziché sul tema più pertinente della relazione tra costi e valore aggiunto, ovvero sulla capacità di offrire una sovraperformance sostenuta al netto delle commissioni e di conseguire i risultati d’investimento desiderati.

“La ricerca suggerisce che, una volta individuato un gestore competente, l’investitore finale deve adottare un approccio paziente per consentire a tali competenze di esprimersi al meglio” fa presente Chris Wagstaff secondo il quale, troppo spesso, infatti, gli investitori vedono nelle fasi di performance deludente la prova di un deterioramento delle competenze, anche se persino i gestori più esperti vanno incontro a periodi di sottoperformance. “Determinare le reali competenze di un gestore, valutare gli asset manager a fronte di quei driver fondamentali di performance che appaiono correlati con la capacità di sovraperformare, richiede tempo ma è tempo speso bene. In effetti, il vantaggio di scegliere un gestore eccellente, in grado di conseguire una sovraperformance netta a lungo termine, può essere l’accesso a una significativa fonte non correlata di rendimento” sottolinea Chris Wagstaff.

Ma come si possono individuare i veri gestori attivi? Vi sono diversi fattori che sono in grado di favorire una sovraperformance sostenuta degli investimenti attivi. Sebbene la superiorità di un asset manager realmente competente non dipenda da un singolo fattore o attributo, nel selezionare un gestore attivo è opportuno, secondo Chris Wagstaff, considerare i seguenti aspetti cruciali, ognuno dei quali trova riscontro nell’evidenza empirica, e che possono essere definite le 8 regole d’oro per individuare i gestori attivi:

1) adesione a un processo d’investimento comprovato e ripetibile che incorpori le idee d’investimento e i metodi di generazione di valore del gestore;

2) applicazione delle tre “C”: un portafoglio di posizioni ad alta convinzione, capacità di pensiero indipendente/contrarian ed elevata concentrazione del portafoglio;

3) un approccio di investimento mirato al guadagno, evidenziato di norma da un’active share (la misura in cui la composizione di un portafoglio differisce da quella del proprio benchmark ) e un tracking error (la differenza attesa o effettiva tra la performance del portafoglio di un gestore attivo e quella del benchmark, definita anche rischio attivo) elevato;

4) dedizione a un singolo stile d’investimento dal successo comprovato o a un approccio di selezione dei titoli che ha efficacemente posto enfasi su particolari caratteristiche di stile coerenti con i risultati d’investimento perseguiti;

5) un approccio d’investimento paziente (che beneficia della maggiore prevedibilità dei prezzi delle attività nel lungo periodo); una rigorosa disciplina di vendita, con i proventi reinvestiti in idee di portafoglio nuove anziché distribuiti su quelle esistenti; e un approccio ponderato alla movimentazione del portafoglio, per via dei potenziali effetti negativi degli elevati costi di transazione sulla performance;

6) l’incorporazione di considerazioni ambientali, sociali e di governance (ESG), con la promozione di un solido governo societario e di prassi aziendali e manageriali sostenibili e responsabili, in quanto i fattori ESG diventano ogni giorno più rilevanti per le valutazioni delle società;

7) adeguate strutture di remunerazione del gestore e del team, che creino una convergenza di interessi con l’investitore finale;

8) E infine, la capacità di:
a) coniugare nelle decisioni d’investimento analisi micro e macroeconomiche proprietarie;
b) spiegare chiaramente come le idee trovino spazio nel portafoglio;
c) essere aperti al dibattito e a uno schietto confronto sulle posizioni in portafoglio;
d) riconoscere e controllare le distorsioni comportamentali, in particolare il pensiero di gruppo, la fiducia malriposta e l’avversione a chiudere le posizioni in perdita;
e) riconoscere i vincoli di capacità della strategia prescelta;
f) dimostrare capacità di generazione di valore nelle fasi sia di rialzo che di ribasso dei mercati;
g) porre la gestione del rischio al centro di tutte le decisioni.
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